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FRANCIAMarchio "fatto in casa", è già polemica

17.07.14 - 18:04
È un bollino con una pentola coperta da un tetto triangolare da mettere sui menù
KEYSTONE
Marchio "fatto in casa", è già polemica
È un bollino con una pentola coperta da un tetto triangolare da mettere sui menù

PARIGI - Un bollino con una pentola coperta da un tetto triangolare, da mettere sui menù, di fianco a quei piatti che sono realizzati interamente nella cucina di un ristorante, a partire da materie prime grezze. La Francia lancia il nuovo marchio 'fait maison', fatto in casa, per migliorare l'informazione al consumatore su quello che mangia quando mangia fuori casa, ma anche per dare una forma di riconoscimento a quei ristoratori che evitano l'utilizzo di semilavorati.

"Il marchio non risolve tutti i problemi, ma è una battaglia vinta: permette di distinguere i ristoratori che riscaldano roba sottovuoto da quelli che cucinano", spiega all'agenzia France Presse Stéphane Cordier, fondatore e gestore di un celebre ristorante parigino specializzato in piatti mediterranei.

Opinione in linea con quella del segretario di Stato al Commercio e ai Consumi, Carole Delga, che presentando il nuovo bollino ha parlato di "riconoscimento dell'atto del cucinare", e di "un savoir faire rispetto a una cucina d'assemblaggio, per dare al consumatore un'informazione semplice ed affidabile".

Il provvedimento, però, non ha suscitato solo reazioni positive. Tra gli addetti ai lavori e tra le associazioni dei consumatori, numerose voci si sono levate per sottolinearne le carenze, in particolare sul fronte del controllo delle materie prime. Nei piatti con bollino 'fait maison' possono infatti essere utilizzati anche ingredienti già parzialmente trattati, come verdure già tagliate, frutta secca sgusciata, carne disossata, e soprattutto prodotti conservati sottovuoto, sotto sale, congelati o surgelati.

Una modifica rispetto alla proposta di legge originale del governo, introdotta durante il dibattito parlamentare, che secondo alcuni è stata introdotta per placare le preoccupazioni dei giganti dell'industria agroalimentare, settore tra i più proficui dell'economia transalpina.

Questa clausola rende la misura "un decreto flop", scrive infastidito il critico culinario del Magazine M, che accompagna settimanalmente il quotidiano parigino Le Monde, JP Gené. "Scoprendo il testo del decreto - spiega - ho capito che i giochi erano fatti, e che le lobby dell'agroalimentare avevano avuto la meglio: tutti i prodotti grezzi congelati potranno finire in un piatto 'fatto in casà".

Unica eccezione, ricorda, le patate fritte, per evitare che il prezioso bollino con la pentola sotto il tetto finisse anche sui menù delle catene di fast food. (ats ans)

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