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CANTONEFenomeno parkour, e la città diventa un percorso a ostacoli

25.04.14 - 08:41
Una sfida con se stessi e i propri limiti lungo un percorso urbano: il parkour è una disciplina che raccoglie sempre più seguaci in Canton Ticino
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Fenomeno parkour, e la città diventa un percorso a ostacoli
Una sfida con se stessi e i propri limiti lungo un percorso urbano: il parkour è una disciplina che raccoglie sempre più seguaci in Canton Ticino

LUGANO - Può bastare una panchina in un giardino pubblico, un muretto basso, da scavalcare con un salto e l’energia che si mette nella vita. Perché il parkour, nato in Francia negli anni Novanta, è una metafora dell’esistenza: una maniera per superare ostacoli che si adatta alle capacità differenti di ciascuno. Salto, arrampicata o corsa: la tecnica è circoscritta, poi spetta alla scelta personale, in una competizione con se stessi più che con le barriere architettoniche o il vuoto fra un palazzo e l’altro.

 

Praticati in sordina nella Svizzera italiana dal 2007, il parkour e il freerunning, declinazione più spettacolare della medesima disciplina metropolitana, hanno incrementato in pochi anni il numero dei praticanti. Una novantina oggi i fedeli, duecento se si contano anche i simpatizzanti, che fanno capo a un’associazione ticinese in cui di recente si sono fusi i due principali gruppi dislocati fra Mendrisio e Camorino. Qui i ragazzi che per primi hanno coltivato la passione la insegnano agli altri. Una trentina i giovani seguiti a Camorino da Lorenzo Pesce, presidente di Tiparkour: in possesso delle certificazione internazionale Wsps, segue giusto in questi giorni un corso per ottenere il riconoscimento svizzero. Un’altra ventina si allena a Mendrisio con Aris Livi, 22 anni, che ha dovuto chiudere le iscrizioni per far fronte a una richiesta troppo abbondante. «L’età media va dai 12 ai 20 anni: ma ho anche un cinquantenne». Eppure nessuno è il maestro di nessuno: «Ognuno ha da imparare qualcosa dagli altri.

L’apprendimento è uno scambio. Tutti sono maestri, tutti sono allievi».

 

Si va in palestra, per poi mettere in pratica lungo percorsi urbani. Lugano, Locarno, Mendrisio, Bellinzona: un appuntamento su Facebook, un permesso per esercitarsi in aree private, il ritrovo e via, con un’attività in crescendo che si colloca «a metà fra lo sport e le arti marziali». Anche se, per essere sport in senso proprio, «manca l’antagonismo che ti oppone all’altro». dice Aris. «Meglio chiamarla arte dello spostamento», suggerisce Lorenzo con un prestito dalla definizione francese. Paura? «Il parkour – giura Aris - insegna ad affrontarla». Rischi? «Camminare - rassicura Lorenzo - può essere altrettanto pericoloso. Rimane uno sport estremo, ma la sicurezza è al primo posto. Nulla viene lasciato al caso, ogni acrobazia viene preparata a lungo in palestra». Credete a Aris: «Io mi sono fatto molto più male sul campo di pallone».

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