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LUGANO"Prendiamo esempio da Iris e Peter, vecchi cent'anni e più moderni di noi"

11.04.14 - 07:00
Il regista Werner Schweizer spiega che cosa l'ha spinto a dedicare un film a due personaggi quasi dimenticati della storia svizzera, al cinema con 'Verliebte Feinde'. E invoca più donne nei posti di potere: "Per esempio, una caporedattrice alla tv svizzera… perché no?".
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"Prendiamo esempio da Iris e Peter, vecchi cent'anni e più moderni di noi"
Il regista Werner Schweizer spiega che cosa l'ha spinto a dedicare un film a due personaggi quasi dimenticati della storia svizzera, al cinema con 'Verliebte Feinde'. E invoca più donne nei posti di potere: "Per esempio, una caporedattrice alla tv svizzera… perché no?".

LUGANO - Nemici, però amanti. Soprattutto, un uomo e una donna che hanno segnato la storia della Svizzera. Iris e Peter Von Roten, coppia anticonformista ed emancipata, a dispetto delle restrizioni dell’epoca. Intellettuale cattolico del Vallese lui, giudice e consigliere federale fra il 1948 e il 1951; femminista protestante lei, scrittrice, così androgina e battagliera nel difendere i diritti delle donne e lottare per il suffragio femminile. La loro storia e il loro amore, chiuso nel migliaio di lettere che si scambiarono tra il 1940 e il 1956, era ormai poco più di un aneddoto, quasi sconosciuto alle nuove gernerazioni della Svizzera.  "Sono due persone cui dobbiamo molto, non possiamo dimenticarle", dice Werner Schweizer, regista originario del Canton Lucerna che li ha portati sopra il grande schermo in una docu-fiction. 'Verliebte Feinde' è arrivato ieri nelle sale del Canton Ticino, versione tedesca con sottotitoli francesi.

Schweizer, una storia impegnativa. Cosa l’ha spinta a portarla sugli schermi?
"Iris e Peter Von Roten sono due personalità che meritano di essere ricordate. Peter come un uomo moderno emancipato, progressista e allo stesso tempo conservatore, un pensatore e uno scrittore anticonformista e creativo. Quanto a Iris, non ha solo chiesto il diritto di voto per le donne: il suo femminismo era molto più radicale. Voleva parità di diritti in politica, nell’istruzione , nella professione e anche in termini di realizzazione personale. Una richiesta forte e ancora attuale".

Due personaggi così forti non meritavano un film, senza le interruzioni di una docu-fiction?
"Il film si focalizza sulla loro giovinezza: un periodo che manca di testimoni capaci di raccontarli. Abbiamo usato le loro 1300 lettere e non abbiamo inventato nulla; abbiamo scritto il copione intorno ad alcuni conflitti. La docu-fiction aiuta a capire meglio le emozioni e i sentimenti dei personaggi. Un film puro, con un narratore, sarebbe stato troppo semplice: e non avrebbe trovato così tanto pubblico come finora questa formula, una combinazione di fiction e documento, ci ha garantito. Nella parte tedesca della Svizzera, è stato un grande successo, con oltre 45.000 spettatori. Nella Svizzera romanda, dove è uscito un mese fa, ne ha già avuti tremila".

Che cosa l’affascina di più dei protagonisti?
"Sono molto moderni. Per certi versi, più dei giovani di oggi".

Nel film sono innamorati ma anche molto soli. Cosa sceglie: amore o solitudine?
"L’amore: la loro è stata una grande storia d'amore . Dipendevano l’uno dall’altro. Per Iris era fondamentale che Peter condividesse i suoi punti di vista. Lui non ha mai creato delle distanze e lei lo ha aiutato a emanciparsi da un ambiente conservatore, cattolico e di strette vedute, per trasformarlo in un uomo dalla personalità affascinante e robusta".

Perché raccontare la loro storia solo ora?
"Come una giovane coppia possa vivere insieme e realizzarsi l’uno nell’altra, dal punto di vista professionale e passionale: è un tema sempre attuale. Sta a ciascuna generazione trovare la soluzione. Ufficialmente , l'uomo e le donne di oggi sono uguali: ma esiste ancora molta iniquità, ingiustizia e machismo. Iris e Peter sono una buona base di partenza per una discussione: come gestire un rapporto? La gelosia? L’educazione dei figli? Casa e lavoro? Qual è la nostra risposta?".

Perché la Svizzera ha tardato così tanto a concedere il diritto di voto alle donne?
"La Svizzera è stata uno degli ultimi Paesi a permettere alle donne di votare . Credo dipenda dalla nostra tradizione culturale rurale e conservatrice. Prima della seconda guerra mondiale, la nostra era una società agricola povera, incapace di accogliere le influenze che venivano dalle grandi città europee. Se non vi fossero state delle pressioni esterne, forse lo negherebbe ancora adesso…".

Che cosa resta ancora da fare?
"La parità dei diritti è garantita, ma il reddito e altre cose no. Per quanto riguarda l’educazione dei figli, ad esempio,  servirebbero più asili nido e strutture che aiutino le donne a essere madri senza rinunciare alla vita professionale".

Se Iris fosse viva oggi, che cosa cambierebbe della Svizzera?
"Di sicuro, vorrebbe più donne nel mondo degli affari: non solo nei panni di segretarie, ma come boss e capi. La Tv svizzera avrebbe un capo-redattore di sesso femminile e una serie di illustri personalità svizzere non sarebbero uomini!".

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