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ATTUALITÀEmerging or submerging (markets)?

15.10.13 - 17:20
Attualmente, la crescita economica degli EM è ridotta di circa 1.5 punti rispetto al periodo 2010-11
Foto Keystone
Emerging or submerging (markets)?
Attualmente, la crescita economica degli EM è ridotta di circa 1.5 punti rispetto al periodo 2010-11

Una delle certezze storiche nel mondo degli investimenti – la performance “superiore” dei mercati emergenti – è stata messa in discussione dalle dinamiche degli ultimi anni. Continuano quindi, le economie classificate come EM (Emerging Markets), a essere “emergenti” - soprattutto in termini di ritorno sull’investimento?

Se la sovra-performance post-2000 delle borse emergenti rimane intatta, gli ultimi sei anni hanno marcato un inversione di tendenza. Già il periodo 2007-08 aveva visto una sotto-performance delle borse emergenti, ma quello (ormai lo sappiamo) era l’anticamera alla Great Recession… Per converso, il 2010-13 è stato, sia pur senza trionfalismi, un periodo di crescita economica positiva. In generale, comunque, è evidente che dal tardo 2007 c’è stato un cambio di marcia a sfavore degli EM: ritorni cumulati negativi, accompagnati da forte volatilità. Al riguardo, è abbastanza illuminante notare anche come, dal 2008 in poi, il blocco EM ha palesato una chiara decelerazione economica, in assoluto e rispetto alla crescita, di per sé anemica, delle economie mature.

 

Attualmente, la crescita economica degli EM è ridotta di circa 1.5 pp rispetto al periodo 2010-11. Inoltre, tale tendenza è molto diffusa: dati del FMI (Fondo Monetario Internazionale) indicano che tre economie emergenti su quattro palesano questo problema. Quel che preoccupa, al riguardo, è che una tale “concentrazione nella decelerazione” si evidenzia, storicamente, in fasi di acute crisi economiche e di mercato.

 

Recenti analisi, sempre del FMI, mostrano che l’indebolimento economico degli EM riflette in parte fattori ciclici (in primis la debole domanda dall’estero), e in parte negatività strutturali, come strozzature sull’offerta, infrastrutture, mercati del lavoro e dell’energia. Infine, rimane un margine di “non spiegato”, secondo noi attribuibile alla variabilità – pronunciata in anni recenti - della cosiddetta “avversione al rischio” (da parte degli investitori), altrimenti indicata come variabilità dei premi al rischio (sui mercati emergenti).

 

Oggi fa moda parlare di “new normal”… Quel che molti, infatti, temono è che i recenti problemi degli EM riflettano qualcosa destinato a prolungarsi nel tempo. Probabilmente, al pari delle economie mature (MM), anche vari mercati emergenti si trovano a fare in conti con nuove realtà. Ciò è suggerito da un paio di considerazioni. Anzitutto, la veloce crescita EM pre-2008 fu causata largamente dalla forte domanda per consumi dai MM (le loro politiche monetarie “rilassate”) e, soprattutto, dai processi di delocalizzazione delle “supply chains” (da MM a EM). Dopo la “great recession” c’è stato un raffreddamento in tali de-localizzazioni, come evidenziato dal calo del FDI (Foreign Direct Investment) verso gli EM. Secondariamente, il FMI stima che la crescita potenziale degli EM si è ridotta di quasi un punto percentuale, soprattutto nei paesi che, cercando di uscire dalla “great recession”, hanno abbracciato politiche troppo espansive, sfociate in sbilanci interni (finanza pubblica) ed esterni.

 

Tale consapevolezza – che le politiche anticicliche possono rivelarsi un boomerang in EM a bassa crescita potenziale - diventa cruciale per le nazioni emergenti se è vero, come crediamo, che il medio-lungo periodo vedrà aumenti significativi dei tassi d’interesse a lunga tra i MM. Questo vuol dire che vi sarà sempre meno capitale disponibile per investimenti “rischiosi”, in EM, e quindi che gli investitori specializzati in tale ambito tenderanno a discriminare tra EM ben gestiti e “non”. In pratica, essi privilegeranno quei paesi che cercano di aumentare il loro potenziale (produttivo) piuttosto che crescere grazie alla domanda interna (finanziata da moneta e/o spesa pubblica).

 

Al di là di quella ovvia, la stabilità politica, le caratteristiche desiderabili in un EM saranno principalmente le seguenti:

 

•Favorire infrastrutture e produttività come attualmente, ad esempio, in Colombia;

 

•Rimuovere strozzature dall’ “offerta” dell’economia (necessario, ad esempio, in Brasile);

 

•Spostare l’economia più in alto lungo la “value chain” (India e Cina);

 

•Favorire un clima amichevole per l’imprenditore, sia nazionale che, soprattutto, estero (esempio negativo, Argentina).

 

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