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CALCIOGegic: "Non ce la facevo più"

27.11.12 - 11:33
Il pentito ex giocatore del Chiasso, ritenuto tra i capi del gruppo dei scommettitori denominati 'Zingari', svela alcuni retroscena davvero piccanti
AP Photo/Italian Police
Gegic: "Non ce la facevo più"
Il pentito ex giocatore del Chiasso, ritenuto tra i capi del gruppo dei scommettitori denominati 'Zingari', svela alcuni retroscena davvero piccanti
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CREMONA (Italia) - L'inchiesta sul calcioscommesse che ha sconvolto in questi ultimi mesi il calcio italiano è arrivata ad un punto di svolta e rischia ora di provocare un vero terremoto nelle fondamenta della Serie A. Il serbo Almir Gegic, ex calciatore del Chiasso e ritenuto tra i capi del gruppo dei scommettitori denominati 'Zingari', è stato preso in consegna ieri sera dagli uomini del Servizio centrale operativo della Polizia e da quelli della Squadra mobile di Cremona all'aeroporto di Malpensa. Gegic, latitante dal giugno del 2011, ha deciso di costituirsi e sarà interrogato probabilmente giovedì dal gip di Cremona Guido Salvini.

Prima di consegnarsi alla giustizia, Gegic, che si era rifugiato nella regione del Sangiaccato, a 4 ore da Belgrado, ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport dove rivela gran parte dei sistemi usati per truccare le partite, scagionando Antonio Conte dalle accuse di combine ma tirando in ballo un mister X che potrebbe aprire un nuovo fronte dell’inchiesta: "Non è vita questa. Mi nascondo da troppo tempo. L’errore più grave che ho commesso è stato quello di non costituirmi subito. Io volevo farlo, in verità. Ma una volta mi hanno detto di aspettare. Poi mi è stato consigliato dagli avvocati di non farlo. Poi è passato il tempo. Non ce la facevo più. Sono fuori dalla Serbia da 15 anni. Ho vissuto in cinque Paesi diversi, parlo sette lingue. Non mi ci trovo più qui: non ci sono prospettive. Il peggio è che sto distruggendo la vita di mia moglie e soprattutto di mia figlia. Aveva tutto in Svizzera, poteva frequentare una bella scuola e costruirsi un avvenire. Ora chissà se mi faranno tornare a Chiasso. Vivevamo in Svizzera ma era come se fossimo in Italia. Ci sentiamo italiani. Qui le voci arrivano distorte: mi vedono come un mafioso. Ma non ho mai truccato personalmente partite o minacciato qualcuno. Forse le mafie in questa storia sì. Compravo informazioni per scommettere e basta. Sono pronto a pagare. A dire tutto quello che so. Le scommesse sono una brutta malattia. Ho smesso. I magistrati sono stati davvero bravi. Hanno scovato tutte le gare combinate. Almeno, quelle su cui ho scommesso io. Perché le cordate erano tante, mica vendevamo informazioni solo a me e Ilievski. E comunque, è giusto che se ci sono cose che posso aggiungere, le dica ai magistrati. Io e lui abbiamo incontrato un paio di volte un signore sulla sessantina, alto meno di 1,80, un po' sovrappeso. Quasi pelato, ma senza capelli non perché si rade come me. Ce l’ha presentato Bellavista. Aveva più di 10 telefonini. Davvero. Li tirava fuori da tutte le tasche. Ci siamo visti all’hotel Tocqueville, quello nel centro di Milano dove vanno i calciatori. Non ricordo il nome, ma se vedo la sua foto lo riconosco di sicuro. Voleva venderci gare combinate di Serie A. Dove erano coinvolte squadre del Sud: Catania, Palermo, Lecce, Napoli, eccetera. Ci diceva: 'Andate sul sicuro con me'. Ma voleva 600mila euro per le informazioni, troppi. Conte? Una tv mi ha persino offerto 5mila euro per un’intervista se parlavo anche di lui. Come se le conoscessi. Ho rifiutato. Non ho nulla da dire su di lui: mai visto, mai sentito, mai provato a contattarlo, ma soprattutto non ho bisogno di soldi per parlare di quello che so. Molti calciatori iniziano per scherzo, hanno soldi da spendere. Poi è come una droga. E allora chiedi in giro ai tuoi colleghi, cerchi di sapere quale gara è sicura. In Italia da sempre le ultime partite sono un mercato. Prima delle scommesse erano solo favori sportivi: quest’anno serve a me, poi magari a te. L’arrivo delle scommesse ha destabilizzato tutto. Ci sono presidenti che così mettono a posto i conti. Il problema vero è la criminalità, quella tosta. In Asia si possono puntare cifre incredibili, senza controllo. Ora che torno spero si chiarisca tutto. Voglio mettermi alle spalle questa vicenda". (ITM)

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