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GRIGIONI"Qui il razzismo non c'entra niente"

24.07.12 - 12:16
"Qui il razzismo non c'entra niente"

COIRA - "Non li voglio nella mia casa". Esordisce così Claudia, la titolare del rifugio Berghaus Restaurant Fourcla Surlej alla ribalta delle cronache italiane, dove parrebbe vi sia stata della discriminazione nei confronti di un gruppo di turisti italiani appartenenti a una comitiva di duecento persone formata da ragazzi di 14-18 anni e accompagnati da una decina di adulti. La denuncia è di quelle forti: respinti solo perché italiani.

"No, qui il razzismo non c'entra proprio niente - spiega Claudia - Il problema è che quando arrivano comitive di ragazzi come queste si crea il caos. Sono in tantissimi, arrivano addirittura coi megafoni, arrecano disturbo ai miei clienti, si portano con sé da mangiare, non consumano niente e utilizzano i servizi igienici, che devo mantenere puliti per i miei clienti. Io non li voglio semplicemente più sulla mia terrazza. Ripeto, il razzismo non c'entra niente. Ho tanti amici italiani, amo il cibo, il vino, le scarpe italiane. E sono molti i clienti del Club Alpino Italiano che alloggiano qui e sono tutti molto soddisfatti".

La donna spiega poi che questa tipologia di comitive di turisti italiani che arrivano in massa stanno creando disagi in tutta l'Alta Engadina ed elenca rifugi e capanne dove essi non sono i benvenuti: "Non li vogliono nessuno. Quelli della capanna del Böval (sul Bernina), quelli della capanna Segantini, del Cerva, del Prosectal, del Paradiso. Ieri sul Böval erano in 350. Mi hanno raccontato che anche lì, quando arrivano loro, i clienti scappano. E noi dobbiamo riuscire a vivere con la nostra attività. E riusciamo a farlo semplicemente grazie alle zuppe che prepariamo per i nostri ospiti, che vogliono un po' di tranquillità. Vede, lei dovrebbe venire qui per rendersi conto di quello che subiamo. E a me non interessa di quello che scrivono i giornali. Gli italiani che mi conoscono sanno di quello che parlo".

p.d'a.

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