PROVA SU STRADAJeep Wrangler: L'autenticità e lo spirito di un'icona

LIBERTÀ E AVVENTURA - Ogni automobile ha la sua musica. Guidando una qualsiasi Bentley viene naturale godersi le quattro stagioni di Vivaldi, l'Hip Hop della West Coast si presta alla perfezione per una Cadillac Escalade mentre su una Porsche 911 la musica non è quasi necessario ascoltarla, viste le note che provengono dal propulsore e dallo scarico. Il genere musicale che invece più si addice alla Jeep Wrangler è il Rock, specie se degli anni '80: via quindi con Bryan Adams, AC/DC, Whitesnake o anche con i nostrani Gotthard. Questo perché quando ci si ritrova al volante si ha subito voglia di avventura, di viaggio, e oltre al parabrezza quasi verticale sembra di vedere una qualche strada deserta dello Uath, poco prima del tramonto. Una spiegazione al perché si provino le sensazioni descritte potrebbe essere che la tradizione e il fascino di un veicolo "born in the USA" si rivivono qua come in praticamente nessun'altra auto, con in più il vantaggio di sapere di poter arrivare ovunque. Ma davvero ovunque.

SCALATRICE FISICA - Una bella dimostrazione di tutto questo l'abbiamo avuta nella pista off-road di Seelisberg, dove la combinazione di trazione integrale, marce ridotte, passo corto e pneumatici giusti non teme praticamente nessun tipo di salita, che su sia fango, terra battuta o roccia. Di ostacoli in grado di metterla in difficoltà è davvero difficile incontrarne e prima di dovervi arrendere probabilmente le avrete tentate tutte, visto che quasi sicuramente la determinazione e la testardaggine di dire "no, ce la posso fare" vi è stata trasmessa dall'auto stessa. La sensazione più bella è in ogni caso quella di guidare ancora un mezzo molto meccanico, che anche su strada, nella vita di tutti i giorni, si rivela molto "fisico" anche solo andando a passeggio. La frizione pesante e il cambio impreciso metteranno un po' a disagio chi non è abituato, e con il motore Diesel quando si riparte dal semaforo si vivrà la sensazione di trovarsi a bordo non di un fuoristrada ma di una via di mezzo tra un trattore e un camion. Ma questo fa appunto parte del fascino di possedere un mezzo di trasporto che, indipendentemente dalla strada o dalle condizioni meteorologiche, vi porterà a destinazione. Sempre.

RUSTICALITÀ - Che sia un fuoristrada piuttosto rustico lo si riconosce anche dall'abitacolo, con le portiere che non hanno il "blocco" per rimanere spalancate e sui cui pannelli v'è solo una rete per fissare eventuali oggetti, o ancora dal roll-bar rivestito. D'altro canto ha una dotazione più che sufficiente per i tempi moderni ed è la dimostrazione di come un interno volutamente spartano possa comunque essere di qualità. Nonostante si diceva della guida un po' rudimentale bisogna riconoscere che nei viaggi autostradali è più comoda e meno rumorosa di quanto si potesse prevedere. Il che non è evidente visto il coefficiente aerodinamico pari a quello di uno Chalet, che stranamente non si riflette nemmeno troppo negativamente sui consumi i quali si assestano attorno ai 10 litri ogni 100 km. E per quanto si debba prestare attenzione nelle frenate e nelle manovre d'emergenza, l'elettronica fa davvero gli straordinari per tenerla in strada.

IERI COME OGGI - La Wrangler è uno di quei pochi superstiti tra le automobili che invece di essere stato rivoluzionato dalla tetto ai bulloni delle ruote è stato sempre adattato di generazione in generazione partendo dalla Willys, la primissima tra le Jeep, dalla quale non solo riprende lo stile come fanno molte reinterpretazioni moderne, ma anche le capacità, la storia lunga sei decenni e, soprattutto, lo spirito e l'autenticità. Che sono poi la due cose che più mancano nei giorni nostri, e non solo nel mondo automobilistico.