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MONDOLa primavera islamica e i contributi passati e presenti dell' islam, nella cultura occidentale.

10.10.11 - 11:30
Un battito delle ali di una farfalla sopra il deserto africano ha scatenato uno tsunami in tutto il mondo. Nessuno può ancora dire se questo Tsunami sarà in grado di riportare un pò più di etica e di moralità nel mondo degli affari, ma è la certezza che i tempi stanno cambiando.
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La primavera islamica e i contributi passati e presenti dell' islam, nella cultura occidentale.
Un battito delle ali di una farfalla sopra il deserto africano ha scatenato uno tsunami in tutto il mondo. Nessuno può ancora dire se questo Tsunami sarà in grado di riportare un pò più di etica e di moralità nel mondo degli affari, ma è la certezza che i tempi stanno cambiando.

Un po' per caso mi sono trovato in California durante gli anni 80.  Ho quindi avuto la fortuna di vivere in prima persona gli effetti, prima positivi e poi nefasti, della politica economica del quarantesimo presidente degli Stati Uniti d'America, già governatore della California. Ronald Reagan, di professione come tutti sanno, attore.  Forse non tutti sanno però, che il padre della "Reaganomics" non è sempre stato repubblicano, ma fino al 1962, militava nel partito democratico. (un dettaglio)

Gli anni 80 furono anni caratterizzati da una fortissima spinta politica nei confronti della deregolamentazione statale, e del neoliberalismo economico, caratterizzati da una politica economica basata su quattro pilastri fondamentali:

    1. Ridurre la crescita della spesa pubblica.
    2. Ridurre le tasse sul reddito e sul guadagno dei capitali.
    3. Ridurre i regolamenti del governo.
    4. Controllo dell'offerta di denaro per ridurre l' inflazione.

Sembrava tutto fin troppo bello per essere vero, e in breve tempo, il mondo intero, chi più chi meno, chi prima, chi poi, iniziarono quasi tutti a seguire questo "nuovo" modello economico: chi in maniera moderata, chi in maniera più estrema, ma in tutti i casi globalizzando e deregolamentando.

Il modello di per se semplice della Reaganomics, aveva soprattutto il notevole vantaggio politico d'essere facilmente comprensibile dal popolo, e quindi facilmente vendibile.  Chi non vorrebbe pagare meno tasse o avere meno regole provenienti dallo stato ?

A medio lungo termine, la politica del neoliberalismo e del volere "semplificare" a dismisura le regole del gioco, portarono anche alla creazione di giganti economici dai piedi d'argilla, nei quali il pesce grande mangiava gli altri piccoli.  Si costruivano e si smontavano le aziende come fossero giocattoli, si concentravano e si delocalizzavano le imprese, come se si stesse giocando al monopoli.

Presto, le aziende passarono dalle mani esperte dei loro fondatori, ai braccetti corti dei gruppi finanziari, interessati solo ed esclusivamente agli utili a corto termine.  Di conseguenza, la bilancia tra import ed export in occidente, tendeva sempre di più verso l'import, visto che era molto più redditizio, e in una società moderna si poteva tollerare anche un qualche disoccupato in più.

Tutto funzionava bene e non poteva che andare meglio.  L'economia si sarebbe regolata da sola. (sic)

In breve tempo però anche i più ottimisti dovettero notare che malgrado i tagli previsti in certe aree, si assisteva sempre più ad un aumento netto del deficit statale. Paradossalmente, il paladino del meno stato, aveva portato il debito pubblico americano dal 26,1% del prodotto interno lordo nel 1980, al 41,0 % del prodotto interno lordo nel 1988

L'era del presidente Clinton verrà probabilmente ricordata principalmente per il famoso scandalo, tuttavia, la sua visione economica non era affatto banale e si fondava su quattro capisaldi:

    1. Promuovere la disciplina fiscale e ridurre o eliminare il deficit statale.
    2. Tenere bassi i tassi d'interesse e stimolare gli investimenti privati.
    3. Eliminare le tariffe protezionistiche.
    4. Investire nelle persone attraverso, educazione e ricerca.

Fintanto che l'economia tirava ancora, tutto sembrava andare bene, anche per la classe media, per la quale non era ancora terminata l'euforia dell' edonismo reaganiano.  La gente spendeva a dismisura, e si sentiva ricca, anche chi non lo era affatto.

Le banche, da parte loro, erano particolarmente generose nell' erogare crediti di ogni tipo a tutti, anche senza alcuna garanzia oggettiva. Mi ricordo che all'epoca gli agenti degli istituti di credito ci regalavano le carte di credito al college, anche senza nessuna copertura. Bisognava far nuovi clienti per ricevere i bonus a fine anno. 

Iniziava quindi l'era del presidente George W. Bush, petroliero texano, neoliberista e vicino alla lobby del petrolio, esattamente come il padre, George H. Bush, già vicepresidente con Ronald Reagan, e quarantunesimo presidente, per un solo termine.

Passa ancora qualche annetto e l'economia inizia sempre più a rallentare, la lezione delle crisi savings and loans non sembra aver insegnato nulla a nessuno. Si assiste comunque ad un aumento sempre più marcato delle disparità del potere d'acquisto e dell'indebitamento, tra i ricchi e la classe media.

Il caso Enron e il caso Worldcom, mostrano al mondo un altro effetto collaterale della "deregulation" e del neoliberalismo: la cosiddetta contabilità creativa, da parte delle grandi aziende incaricate alla revisione contabile.

Migliaia di persone però restano senza lavoro, i capitali risparmiati dai piccoli investitori in una vita sono volatilizzati, la festa sta per finire. Piano piano, arriviamo all'inevitabile crisi mondiale della prima decade del nuovo millenio.  La lista dei colossi dai piedi d'argilla negli USA è a dir poco racapricciante.

Ma chi l'avrebbe mai pensato ? La gente è confusa e non sa come agire.  Milioni di persone, solo negli Stati Uniti, si ritrovano senza lavoro e senza una casa.  Non si vede comunque all'orizzonte nessun barlume o spiraglio di luce. 

Passano le elezioni e in breve tempo la maggioranza del popolo americano è comunque delusa della scarsa incisività del primo afro-americano eletto presidente: Barak Hussein Obama, nel contrastare la crisi economica.

Malgrado che, grazie all' appoggio del governo Pachistano, gli USA finalmente catturano ed uccidono il terrorista Osama Bin Laden, la popolarità del presidente eletto rimane molto bassa.

(A proposito di terrorismo e di Islam, vale forse la pena ricordare che esiste una proibizione "Fatwa" specifica contro il Terrorismo scritta da Muhammad Tahir ul Qadri (strana coincidenza fonetica), nel quale si specifica in 512 pagine tradotte anche in inglese, che il terrorismo e gli suicidi attentati suicida sono diabolici e non sono assolutamente accettabili in nessun modo dall'Islam).

La crisi economica si fa ormai sentire in tutto il pianeta. In considerazione del fatto che da sempre, ogni crisi economica colpisce sempre prima e in maggior misura i poveri, inizia quasi spontaneamente, la dolorosa Primavera Araba. Dico dolorosa Primavera Araba, perchè è ancora in corso, e purtoppo è troppo spesso ancora soffocata nel sangue.

Ma soffocata nel sangue da chi ?  Dalle stesse autorità politiche e monarchiche, con le quali tutti i governi occidentali intrattengono apparentemente buoni rapporti economici e diplomatici. Alla faccia delle dichiarazioni universali sui diritti umani.

Dall'altra parte del piccolo "mare nostrum", e nel bel centro di Madrid alla Puerta del Sol, inizia la protesta degli indignati, www.youtube.com/watch, la protesta si sposta in altri paesi e logicamente anche nell'economicamente devastata Grecia www.youtube.com/watch, dove si registrano anche gravi disordini. 

E da qualche giorno, la protesta è iniziata anche in varie città americane, da New York, con Occupy Wall Street, www.youtube.com/watch, e nelle grandi città americane del sud degli USA come Atlanta, www.youtube.com/watch, fino alla bellissima città storica del movimento hippy o dei figli dei fiori: San Francisco, www.youtube.com/watch. La proteste si moltiplicano in tutto il mondo, da Hong Kong fino a Buenos Aires.

I mass media sono costretti dai loro padroni a non dare troppo risalto a questi eventi a meno che non degradino in violenza gratuita, in quanto, anche loro ormai da tempo dipendono dalla "new economy"e dal "new world order". Ma i canali di comunicazione sono cambiati rispetto al passato, e non credo sarà facile rimettere il coperchio a breve.

Non sono in grado di prognosticare ciò che succederà d'ora in avanti, sia in occidente che altrove. Ciò che mi sorprende, tuttavia, è che a differenza del controverso 68, si assistano in questi casi a delle proteste spontanee, non solo da parte dei soliti attivisti EPASC, ma anche di persone di ogni età e di ogni estrazione sociale, sia economica, che etnica, che politica che culturale.

E' il 99 % della popolazione che si schiera contro l'1 % dei superprivilegiati.

Sia nel bene che nel male, questo colpo di ali di farfalla nel deserto africano ha dato un nuovo impulso a tutto il mondo, paragonabile alla scoperta da parte dei alchimisti arabi dell' alcool e del sapone, sconosciuti in occidente all'epoca dei crociati.  Se non altro, si spera che questo nuovo disinfettante e questo sapone possano ripulire un po' l'economia mondiale, dalla sporcizia accumulata in trent'anni di politica del "laissez faire". 

 

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