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RICERCAParkinson: un malato su 10 ha meno di 50 anni. I giovani la chiave per la cura

05.10.07 - 19:30
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Parkinson: un malato su 10 ha meno di 50 anni. I giovani la chiave per la cura

MILANO - Il Parkinson non è più un''esclusiva' degli anziani. La malattia, che colpisce almeno 200 mila italiani, in un caso su 10 insorge prima dei 50 anni. E proprio studiando il Dna dei pazienti più giovani, gli esperti sperano di poter arrivare un giorno a farmaci mirati contro questa patologia neurodegenerativa tuttora senza cura. Parola di Alberto Albanese, direttore di Neurologia I all'Istituto Besta di Milano e componente del comitato scientifico della Fondazione Parkinson Italia, il 'braccio' dell'associazione malati Parkinson Italia Onlus impegnato nel promuovere nuove ricerca di settore. "Le forme giovanili sono numerose e più benigne - spiega lo specialista oggi a Milano, durante la presentazione del VII Congresso multidisciplinare dell'Epda (European Parkinson's Disease Association), in programma domani e domenica a Stresa (Verbania) - Tuttavia, insorgendo prima, costringono il paziente a convivere più a lungo con la propria condizione. Fra questi malati le cause genetiche del Parkinson prevalgono sui fattori ambientali - precisa Albanese - E proprio grazie alle moderne tecnologie diagnostiche che ci hanno permesso di capire queste forme giovanili, contiamo di arrivare alla 'chiave' per mettere a punto un giorno terapie non più solo sintomatiche, ma in grado di rallentare o di fermare la malattia". Nel frattempo, per accompagnare pazienti e famiglie verso l'assistenza migliore e per offrire loro supporto sia pratico che psicologico, molto possono fare le associazioni pazienti. Rappresentate in Europa dall'Epda, che dal 1992 fino a oggi è salita da 9 a 39 enti iscritti. "Mi sono ammalata a 36 anni e so cosa significa il dramma della diagnosi", testimonia Lucilla Bossi, presidente di Parkinson Italia Onlus. Milanese, laureata in filosofia, Lucilla è stata colpita dal Parkinson nel 1986. La diagnosi è arrivata due anni dopo, quando suo figlio Federico aveva appena 7 anni. "Ero piena di progetti per il futuro e ho dovuto riprogrammare la mia vita", dice. Lucilla racconta un mondo fatto di "ansie per ciò che verrà, di accanimento conoscitivo e di fuga dalla realtà. Ma la pillola magica per guarire non esiste - assicura - La 'pillola' è dentro di sé - conclude - La svolta, infatti, è imparare a passare dalla rassegnazione amara a un'accettazione serena della malattia".


(Adnkronos Salute)

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