AITI esprime soddisfazione per la bocciatura popolare del progetto di sperimentazione "La Scuola che verrà"
LUGANO - AITI è soddisfatta del risultato della votazione popolare del 23 settembre, con il quale una chiara maggioranza delle cittadine e dei cittadini ticinesi (il 56,7 %) ha espresso parere negativo sul progetto di sperimentazione denominato “La Scuola che verrà”: «Il responso delle urne è un chiaro invito al Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) ma in fin dei conti a tutto il Consiglio di Stato a proporre una vera riforma scolastica, senza sperimentazioni, ma con il pieno coinvolgimento di tutte quelle istanze scolastiche e professionali interessate».
AITI, riferendosi soprattutto alla scuola media, era ed è consapevole che la scuola ha bisogno di riforme, che devono tenere pienamente conto dei cambiamenti che stanno avvenendo a livello della formazione, delle professioni e del mercato del lavoro. «L’avvento di nuove tecnologie e modi di produrre, lo sviluppo dei processi di digitalizzazione che trasversalmente interessano sempre più attività professionali, devono rendere attenti tutti gli attori del sistema scolastico sulla necessità di modernizzare la scuola. Ciò non significa solo acquisire, laddove necessario, nuove competenze tecniche bensì anche competenze di conduzione e relazionali, la capacità di lavorare in rete con altre persone e aziende», si legge nel comunicato stampa.
Per AITI, “La Scuola che verrà” era un progetto «che si basava molto sulla teoria pedagogica ma che affrontava in maniera insufficiente il necessario rinnovamento dei contenuti dell’insegnamento». Nell’ambito della scuola media «occorre invece recuperare il divario esistente fra il livello A e il livello B e ridurre il pericolo, purtroppo esistente, che il giovane che possiede una licenza di scuola media di livello B sia percepito negativamente dal datore di lavoro». In questo senso secondo AITI sarebbe opportuno approfondire la valorizzazione di un livello scolastico che sia veramente considerato come consono al mondo della professione.
«La scuola non deve escludere e aiutare gli allievi più in difficoltà, ma nel farlo deve anche assecondare le esigenze degli allievi migliori in termini di risultati. Il popolo ticinese ha detto chiaramente che in materia di scuola non si vogliono sperimentazioni bensì riforme chiare, che possano essere giudicate per i loro contenuti tangibili e non per teorie pedagogiche che in buona parte hanno già fatto il loro tempo», conclude il comunicato stamp.