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BELLINZONAProcesso 1MDB: porte chiuse sì, ma solo in parte

02.04.24 - 19:26
La richiesta della difesa del principale accusato non è stata accolta integralmente
TIPRESS
Fonte Ats
Processo 1MDB: porte chiuse sì, ma solo in parte
La richiesta della difesa del principale accusato non è stata accolta integralmente

BELLINZONA - La Corte penale del Tribunale penale federale (TPF) ha accordato di tenere il processo sullo scandalo finanziario 1MDB a porte chiuse, ma solo parzialmente: il pubblico sarà escluso dai dibattimenti quando il principale accusato sarà interrogato in merito alla sua situazione personale.

La vicenda - Il processo - apertosi stamani a Bellinzona e che dovrebbe durare per tutto il mese di aprile - vede imputati due uomini d'affari, uno saudita e svizzero, l'altro britannico e svizzero. Si tratta di manager del gruppo petrolifero PetroSaudi implicati nello scandalo che ha coinvolto il fondo sovrano della Malaysia 1MDB. I due sono sospettati di avere sottratto e riciclato almeno 1,8 miliardi di dollari, allo scopo di arricchire sé stessi e terze persone.

Stando al Ministero pubblico della Confederazione (MPC) i fatti contestati si estendono sul periodo dal 2009 fino ad almeno il 2015. L'imputato principale è accusato di amministrazione infedele, truffa, corruzione attiva di pubblici ufficiali stranieri, falsità in documenti, riciclaggio aggravato e infedeltà nella gestione pubblica, mentre il secondo degli stessi capi di imputazione a eccezione della falsità in documenti.

La richiesta della difesa - Stamani la difesa ha subito chiesto di tenere tutti i dibattimenti a porte chiuse, senza spiegarne il motivo. Da parte sua la procuratrice della Confederazione Alice de Chambrier ha respinto l'argomentazione secondo cui la vita del doppio cittadino svizzero-saudita sarebbe in pericolo. Ha sottolineato che il caso ha avuto un'ampia copertura mediatica e che le accuse, i fatti e i nomi sono di dominio pubblico e noti. «Se fosse stato minacciato, l'imputato non sarebbe stato visto questa mattina a fumare una sigaretta su una terrazza di Bellinzona».

A fine pomeriggio, la Corte penale ha accolto parzialmente la richiesta. L'accusato sostiene di essere stato «ai piani alti» durante l'epoca di re Abdullah e di essere stato un consigliere della famiglia regnante, ha spiegato il presidente del tribunale David Bouverat. Dopo la morte di Abdullah, sarebbe caduto in disgrazia, il che potrebbe mettere in pericolo la sua vita.

Secondo il giudice, l'interesse alla pubblicità dei dibattimenti alla trasparenza escludono le porte chiuse complete. D'altro canto, i rischi estremi invocati dall'imputato, per sé e per le persone a lui vicine, impongono che egli possa parlare della sua situazione personale in assenza del pubblico. In particolare, il suo reddito e il suo patrimonio attuali non potranno essere rivelati.

Richiesta di ricusazione respinta - Nel primo pomeriggio la Corte penale ha anche respinto la richiesta di ricusazione di Bouverat presentata dal secondo avvocato dell'imputato principale. La richiesta è stata comunque trasmessa alla Corte dei reclami penali del TPF.

Il difensore ha sottolineato che il presidente del tribunale aveva chiesto - senza successo - la detenzione preventiva del suo cliente dopo che questi aveva lasciato il suo domicilio a Ginevra. La richiesta era stata giustificata con il timore che l'imputato potesse fuggire.

Stando al legale, il magistrato ha anche parlato di tattiche dilatorie volte a evitare una condanna. Ciò dimostra, a suo dire, che il presidente ha già sposato la posizione MPC e non è quindi in grado di condurre il processo in maniera imparziale.

Indagine dal 2015 - Le accuse nei confronti dei due manager rientrano nella complessa inchiesta che l'MPC conduce sulla distrazione di investimenti del fondo sovrano 1MDB. La Svizzera indaga dal 2015 sull'intricata vicenda con ramificazioni internazionali, che il Ministero della giustizia degli Stati Uniti ha qualificato come «il più grande caso di cleptocrazia di tutti i tempi».

I valori patrimoniali sotto sequestro ammontano a un totale di circa 192 milioni di franchi, senza contare il sequestro di immobili in Svizzera e a Londra.

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