Il SLC CGIL vuole la riapertura della casa da gioco, e allontana le ipotesi di privatizzazione
CAMPIONE D’ITALIA - Il Sindacato lavoratori della comunicazione (SLC CGIL) non usa mezzi termini per descrivere la situazione economica e sociale dell’enclave, e vede come unica soluzione la riapertura in tempi brevi della casa da gioco: «L’unica soluzione vera per l’intera comunità è la riapertura del Casinò». Si dice pertanto fortemente contrario alle ipotesi di privatizzazione.
Colpe - Per il sindacato la responsabilità della situazione attuale è da imputare alla «politica locale passata e recente», e confida nel lavoro della Magistratura.
Tuttavia il sindacato descrive una situazione di «silenzio assordante di chi ha gli strumenti per correggere una situazione drammatica, spesso troppo occupati al rilascio di interviste su chi debba o non debba fare passi indietro, e non interviene per salvaguardare la dignità dei lavoratori ricreando le condizioni per la riapertura. Il silenzio è percepito dai lavoratori come un ritardo e disinteresse per una comunità che molto ha dato e nulla ha chiesto da quando il Casinò è stato fondato».
Proposte «strampalate» - Il sindacato inoltre ritiene che l’assenza di un preciso indirizzo politico di Governo stia diventando oggetto di strumentalizzazione per «coloro che si lanciano in proposte senza fondamento se non addirittura strampalate».
«Le soluzioni svizzere? Conflitto d’interesse» - Il sindacato non ha apprezzato le proposte venute «dall’estero», perché basate sul «conflitto d’interesse». Accusa il Ticino di «giovare» della chiusura del Casinò di Campione, data la presenza di altre «due case da gioco» sul suolo ticinese: «Lugano e Mendrisio», dimenticandosi di citare anche quello di Locarno.
Richieste - Il sindacato chiede pertanto una nomina di uno o più commissari in capo al Ministero degli Interni, così da favorire l’avvio dell’esercizio provvisorio della casa da gioco. In un’ottica di prospettiva e di gioco controllato, il sindacato chiede di affidare la concessione alla Regione Lombardia, onde poter procedere presso la Curatela e il Tribunale di Como alla richiesta formale di avvio dell’attività dell’esercizio provvisorio.