I fallimenti seriali sono un problema «prettamente ticinese» secondo la Polizia. Il caso del traslocatore T.C. di Taverne, che ne ha accumulati cinque
TAVERNE. «Pronto? Sì sono io. Anzi no». Il signor T.C. a Taverne è un volto noto. La sua ditta di traslochi ha chiuso e riaperto i battenti almeno sei volte, dal 1998 a oggi. O meglio, le ditte cambiano – nomi, prestanomi – ma lui è sempre lo stesso. E non è l'unico. I “fallitori seriali” sono un problema in Ticino: nel 2016, secondo stime dell'Uef, hanno arrecato «un danno di 200 milioni di franchi all'economia locale».
Mezzo milione di precetti - Da solo, T.C. ha accumulato negli anni precetti esecutivi per poco meno di mezzo milione di franchi: forse per questo, contattato al telefono da tio.ch/20minuti, inizialmente finge di essere un'altra persona.«Non so di chi stiate parlando» accampa sulle prime, salvo poi ammettere dopo qualche minuto che «ebbene sì, sono io» e chiosare con un «fatevi i c...i vostri, non devo spiegazioni a nessuno».
«Reprimere va bene, però...» - Chissà se le decine di creditori di T.C. (in primis il Cantone) sono d'accordo. «Il problema è che questi comportamenti vengono intercettati spesso troppo tardi, quando il danno economico ormai è già fatto» spiega Fabio Tasso, responsabile della Sezione reati economici e finanziari della Polizia cantonale. «Si tratta per lo più di imprese di piccole dimensioni, che spesso non pagano tasse e fatture fin dal primo giorno, e quando le cose si mettono male sono pronti a chiudere e riaprire al più presto sotto altre spoglie».
Uno su due puzza di frode - Il fenomeno è «particolarmente marcato in Ticino» sottolinea Tasso. I dati “gonfiati” sui fallimenti ne sono la prova: già 124 nel 2017 (più 11 per cento). Edilizia e ristorazione i settori più interessati. «Circa la metà di queste procedure sono in odore di irregolarità di tipo penale» spiega Tasso.
Malandazzo da fermare - I controlli? «Ci sono, ma non bastano» continua il commissario capo. «Con il venir meno degli obblighi di revisione, il fallimento è diventato un modo facile per i furbetti di ripartire da zero, alla faccia dei creditori. Magari svuotando la ditta, prima, di eventuali beni, macchinari o mezzi di trasporto aziendale». È quello che ha fatto anche T.C. I suoi furgoni circolano tuttora indisturbati per il Sottoceneri. Il logo è nuovo, ma al numero di telefono risponde sempre lui (anche se, a volte, finge di essere un altro).