Dopo l'interrogazione di Massimiliano Ay anche un comune artigiano esprime amarezza per l'albo artigiani e teme per il futuro della categoria
LUGANO - Nonostante la chiarezza fatta dalla Commissione di vigilanza della LIA sul controverso albo degli artigiani c'è chi le idee chiare non le ha ancora. E dopo l'interrogazione di Massimiliano Ay, che mette l'accento sulle recenti lamentele alla suddetta legge, arrivano anche i dubbi e le critiche dell'ennesimo artigiano.
Andrea Genola commenta la sua esperienza con parole amare. «Ay chiede al Consiglio di Stato come avverrà “e con quali tempistiche” il rimborso a quegli artigiani che già hanno pagato la somma prima che venisse ridimensionata. Gli rispondo io, un’azienda che ha pagato 2000 franchi per l'assoggettamento, dunque in regola secondo la LIA, ma che si è visto recapitare una nota di credito (vedi allegato). I renitenti alla LIA e i ritardatari questo problema non lo hanno dovuto affrontare».
Ma l'artigiano non si limita a criticare il fatto di aver dovuto versare di più e dover attendere per il rimborso, ma lamenta un vero e proprio sentimento di paura da parte di colleghi per il futuro della loro professione: «Gli artigiani hanno paura delle Istituzioni. Sono consapevoli di quanto siano ricattabili e fragili davanti all'oceano di regolamenti che sono impossibilitati a rispettare in tutto e per tutto. Paura che, all'evidenza dei fatti, ha anche chi è certificato LIA», ammette.
L'artigiano, conti alla mano, teme che molti colleghi saranno costretti a chiudere i battenti: «In molti non si sono ancora iscritti. Al primo di ottobre dovranno chiudere? E cosa dire di quelle che non hanno raggiunto i parametri LIA? Se queste ditte sono composte anche solo di due persone, significa che 100 persone resteranno senza lavoro. È stato previsto un piano sociale? O i piani sociali sono materia esclusiva dei privati, e queste 100 persone verranno liquidate con il sostegno morale e la comprensione (vedi allegato)?».