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LUGANO«Stretta di mano di Therwil? I problemi sono altri»

10.04.16 - 10:23
L'imam di Lugano ha commentato la vicenda sull'esonero dato a due allievi musulmani nel Canton Basilea. «Caso ingigantito»
Tipress
«Stretta di mano di Therwil? I problemi sono altri»
L'imam di Lugano ha commentato la vicenda sull'esonero dato a due allievi musulmani nel Canton Basilea. «Caso ingigantito»

LUGANO - Il caso sull’esonero della stretta di mano alla docente da parte di due allievi musulmani di una scuola di Therwil a Basilea Campagna aveva fatto scalpore una settimana fa. Per l’Islam un uomo non ha infatti il diritto di toccare una donna se non è una sua congiunta. Gli echi di questa notizia avevano fatto scorrere litri d’inchiostro. Sul caso aveva preso posizione anche Simonetta Sommaruga che aveva definito «inammissibile» la scelta della scuola basilese. La consigliera federale aveva pure aggiunto: «Non è così che mi immagino l’integrazione». Oggi, in un’intervista rilasciata al Caffé, dice la sua pure l’Imam di Lugano Samir Radouan Jelassi.

«Eco mediatico eccessivo» - Jelassi sottolinea che l’eco mediatico derivante dall’episodio è da considerarsi eccessivo. «Sono situazioni che possono essere risolte senza creare clamori mediatici». L’imam sottolinea che un caso isolato non possa diventare il maggiore dei problemi dei 450mila musulmani svizzeri. «Non ritengo sia un approccio costruttivo. Se vogliamo aprire un dibattito sull’Islam - continua Jelassi sul domenicale - la questione sulla stretta di mano non può essere né il centro, né il punto di partenza».

«Musulmani ben integrati» - L’imam ricorda e ribadisce come i musulmani siano una comunità pacifica e ben integrata in Svizzera. «Siamo una componente della società che lavora per il bene e lo sviluppo del Paese a livello politico, economico, sociale e culturale».

Disturbato dalla mediatizzazione - Jelassi si dice «disturbato dalla mediatizzazione di questi episodi che possono essere risolti senza ingigantirli».
“Cavallo di Troia” - L’imam sottolinea come «la strumentalizzazione negativa di certi problemi che riguardano la vita e la quotidianità dei musulmani rappresenti una sorta di “cavallo di troia”, costruito per dividere».

L’imam sottolinea come la principale aspettativa dei musulmani è quella di veder garantita nella Costituzione la pratica dell’Islam. «Dobbiamo arrivare ad una sorta di riconoscimento. Ma un riconoscimento necessita che i musulmani si sentano pienamente cittadini di questo Paese e non cittadini di seconda categoria. Invece c’è molta strumentalizzazione politica».

Dialogo - Il dialogo è per l’Imam la cosa più importante per il futuro. Per vincere le sfide importanti, quelle legate al terrorismo, l’estremismo, l’islamofobia, il razzismo e l’odio. «Questi sono i problemi che richiedono il nostro impegno comune. Distogliere l’attenzione su altro non aiuta».

Islamofobia ticinese - Jelassi racconta un episodio che spiega molto bene il panico che certe notizie possono creare. Un episodio capitato in Ticino. «Un mio fedele mi ha raccontato che si trovava in un ristorante a Lugano quando sul suo smartphone è scattata l’app che gli ricorda il momento della preghiera. La voce del muezzin dal cellulare ha provocato il panico nel locale. Questa persona mi ha detto di essersi trovata in un imbarazzo enorme. Si è dovuto scusare con tutti i presenti, assicurando che non c’era nessuna bomba. Ma era solo il richiamo alla preghiera. Questo è, continua l’Imam - il risultato di un’atmosfera politica e mediatica tesa».

Varie correnti di pensiero - Jelassi infine torna a parlare del fattore scatenante. Del caso di Thwerwil. E della stretta di mano, che secondo l’imam è una questione aperta anche nell’Islam. «Il fatto se un uomo possa stringere la mano a una donna è una discussione antica tra i giuristi e i sapienti. Parliamo di una donna che non è familiare stretta o sposa. Nel dibattito ci sono varie scuole, alcune lo permettono, altre no. Non per cattiveria, perché vedano la donna come fonte del peccato. Pensano però che il contatto debba seguire certe regole per evitare tentazioni. La discussione non nego esiste, come c’è in altre religioni. Ma ci sono anche nell’Islam alcuni sapienti che pensano che questa tradizione vada presa con cautela e contestualizzata. Poi, conclude l’imam, c’è la libertà personale, e non c’entra l’Islam, alcuni non danno la mano per motivi igienici».

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