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CANTONEFrontalieri, "l'effetto sostituzione non c'è"

20.10.15 - 12:56
Secondo uno studio dell'Ire le aziende ticinesi non assumerebbero frontalieri perché costano meno. Ma Savoia mette in dubbio i risultati della ricerca
Frontalieri, "l'effetto sostituzione non c'è"
Secondo uno studio dell'Ire le aziende ticinesi non assumerebbero frontalieri perché costano meno. Ma Savoia mette in dubbio i risultati della ricerca

BELLINZONA - Non ha mancato di suscitare polemiche e interrogativi il risultato dello Studio dell'Istituto di Ricerche Economiche dell'Usi commissionato dall'Ufficio presidenziale del Gran Consiglio per capire gli effetti della libera circolazione sull'occupazione.

Secondo l'Ire in Ticino non vi sarebbe alcuna prova dell'effetto sostituzione e le aziende non assumerebbero frontalieri perché costano meno.

Il reclutamento, infatti, sempre stando ai risultati dello studio "avverrebbe in maniera casuale". Inoltre il profilo del candidato straniero si mostra spesso più adatto alle esigenze del datore di lavoro.

Come si legge su "LaRegioneTicino", nello studio si specifica, tuttavia, con l'entrata in vigore della libera circolazione è aumentato il tasso di disoccupazione Ilo sia in Ticino sia in Svizzera negli anni del 2002-2015. Tuttavia, sempre secondo lo studio dell'Ire, "non si riscontra alcuna prova che l'impiego di lavoratori frontalieri abbia aumentato il rischio di disoccupazione dei lavoratori residenti - né in Svizzera, né in Ticino".

Il sondaggio è stato fatto prendendo in analisi le risposte giunte da 328 aziende di tutto il Ticino.

Un criterio che viene criticato dai deputati Sergio Savoia (Verdi) e Marco Chiesa (UDC). In un'interrogazione spedita al Consiglio di Stato dai due gran consiglieri si chiede, infatti, se il governo cantonale "ritiene che una intervista tra coloro che si avvantaggiano economicamente del lavoro frontaliero costituisca una base scientifica sufficiente per avvalorare tesi spericolate come quelle presentate sui mezzi di comunicazione".

Si chiede, inoltre, quanto è costato lo studio e chi lo ha pagato e "come mai non si è deciso di valorizzare studi e indagini già svolte dall'Ustat invece di assegnare un ennesimo mandato, peraltro svolto con modalità alquanto discutibili".

Inoltre si chiede se il Consiglio di Stato condivide le conclusioni dello studio e la metodologia con la quale è stato effettuato.

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