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VARESE / TICINOVarese accusa il Ticino: "Non ci danno Hesse perché siamo leghisti"

28.05.10 - 14:29
Querelle politico-culturale tra Varese e il Ticino. Ieri sera alla manifestazione organizzata da Terra Insubre si è discusso del rifiuto del Museo Hermann Hesse di partecipare ad un evento dedicato al celebre scrittore. "Il Museo ha detto che noi siamo leghisti e quindi per Hesse non c'è posto". La replica del Museo: " Divergenze con il pensiero di Hesse"
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Varese accusa il Ticino: "Non ci danno Hesse perché siamo leghisti"
Querelle politico-culturale tra Varese e il Ticino. Ieri sera alla manifestazione organizzata da Terra Insubre si è discusso del rifiuto del Museo Hermann Hesse di partecipare ad un evento dedicato al celebre scrittore. "Il Museo ha detto che noi siamo leghisti e quindi per Hesse non c'è posto". La replica del Museo: " Divergenze con il pensiero di Hesse"

VARESE - Critico Andrea Mascetti, esponente dell'Associazione Culturale Terra Insubre di Varese, nonché leghista, ieri sera durante l'apertura della conferenza su 'Hermann Hesse, scrittore d'Insubria', a Varese, nell'ambito del Festival di Cultura, Musica, Ambiente, Economia 'Insubria, Terra d'Europa', nei confronti della scelta da parte del Museo Hermann Hesse di Montagnola di non partecipare, nonostante gli accordi precedentemente presi, alla manifestazione varesina.

"La decisione del museo di ritirare la propria partecipazione derivata dai possibili legami tra l'associazione Terra Insubre e la Lega Lombarda, è un fatto estremamente triste", ha evidenziato Mascetti, aprendo l'evento ieri sera.

Mascetti, che per altro si riserva la possibilità di rispondere per vie legali, non è nuovo a questo tipo di accuse. Nel 2007 infatti il Tribunale di Varese aveva condannato il conduttore televisivo Michele Santoro al pagamento di 1000 euro di multa e a 10mila euro per ognuna delle parti civili coinvolte, tra cui Mascetti, per aver accostato, durante la trasmissione "Il Raggio Verde", l'associazione e alcuni suoi esponenti ad ambienti razzisti.

Una scelta puerile
- Durante l'apertura della conferenza di ieri, Mascetti si è avvalso anche delle parole di Jean Olaniszyn, che, definendosi l’ideatore e fondatore del Museo di Montagnola, in una lettera, ha voluto sottolineare il suo disappunto con le scelte prese dal museo ticinese. "Mi dissocio dalla scelta puerile della direttrice Regina Bucher", ha scritto definendolo un caso di "miopia intellettuale".

La direttrice respinge le accuse -"Noi abbiamo disdetto la partecipazione alla manifestazione presentando anche delle giustificazioni. La nostra decisione è quella degli eredi di Hermann Hesse che hanno ritenuto i contenuti di questa associazione non coerenti con il pensiero hessiano e soprattutto non hanno voleva entrare nel merito di un contesto politico. Questa associazione  -  prosegue la Bucher - aveva inoltre promesso, già prima di Natale, di spedirci del materiale informativo, brochure, riviste, e non lo hanno mai fatto. Non hanno mai nemmeno lasciato un biglietto da visita. Niente. È per questo che noi ci siamo resi conto tardi delle divergenze di pensiero che sussistono tra l'associazione e, appunto, Hermann Hesse”.

Tra le altre motivazioni la fondazione dichiara di non aver firmato nessun contratto con l’associazione varesina. “Noi siamo obbligati a rappresentare il pensiero di Hermann Hesse e per quanto riguarda le affermazioni di Jean Olaniszyn, da almeno sette anni, su di lui vige il divieto di accesso al museo. Era tra le persone che nel 1997 hanno co-fondato il museo, ma non ha nessuna funzione nella fondazione che dal 2000 ha preso in mano il museo”.

“Io so che inoltre tra la famiglia Hesse e Olaniszyn c'è in corso un'azione legale e per questo è stato espresso il divieto di accesso al museo -  conclude la direttrice del museo di Montagnola - La disdetta è stata fatta a inizio marzo. Al massimo, non avendo nemmeno sottoscritto un contratto, si può incaricare un avvocato di stimare le perdite per il mancato termine e stabilire una pena pecuniaria, ma qui sembra quasi che il tutto sia stato preso come pretesto per muovere una polemica ai danni del museo”.

Davide Milo
 

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