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MENDRISIOE' un Sébastian Schneider agitato: "La peggior cavolata della mia vita"

10.02.10 - 11:15
Si è conclusa pochi istanti fa la fase istruttoria del processo all'accoltellatore di Samuele Giorgi. Schneider: "Niente psicologi, in carcere mi sfogo con lo sport"
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E' un Sébastian Schneider agitato: "La peggior cavolata della mia vita"
Si è conclusa pochi istanti fa la fase istruttoria del processo all'accoltellatore di Samuele Giorgi. Schneider: "Niente psicologi, in carcere mi sfogo con lo sport"

MENDRISIO - Dopo l'intervento del medico legale, il giudice Zali riprende la fase istruttoria interrogando l'imputato sugli attimi subito successivi l'accoltellamento e, in particolare, sulla "necessità" da parte dell'imputato di "inventarsi un testimone" (Stefano Staubli) che confermasse la sua visione dei fatti.

"Se lei dice la verità e se le cose sono andate come dice lei, a cosa le serve un testimone falso supplementare?", chiede Zali a Schneider. Confuse e inconsistenti le risposte di Sébastian Schneider. Insistente il giudice che chiede una risposta. "Avevo paura dell'accusa di avere posseduto un coltello". "Ciò che è successo è molto peggio del semplice possesso di un coltello", replica Zali. "È stata la peggior cavolata della mia vita" afferma Schneider cominciando ad agitarsi sulla sedia. Schneider da infine una versione accolta in aula senza convinzione. Schneider spiega che non ritenendo gravi le ferite subite da Samuele Giorgi il suo timore era che potesse venire accusato di infrazione alla LF sulle armi; da qui quindi la necessità che Stefano Staubli fornisse una versione dei fatti congruente alla sua. L'imputato nega però d'aver chiesto esplicitamente a Stefano Staubli di mentire e al contempo non ritiene che si sia trattata di una sua iniziativa.

Il dibattimento prosegue con la PP Rosa Item e il giudice Zali che insistono sulle molte incongruenze contenute nelle dichiarazioni dell'imputato. Imputato che risulta in difficoltà e che non riesce a chiarire in modo convincente tutte le cintestazioni mossegli. "Sono interpretazioni diverse di quanto detto" cerca di spiegarsi l'imputato.

Prima di concludere la fase istruttoria, e lasciare quindi la parola al PP per la sua requisitoria, il giudice Zali chiede all'imputato come vede il suo futuro. "Il mio futuro? Non si sa quale sarà l'esito. Per adesso ho un solo pensiero. Trovare il modo di non perdere mia figlia" è la risposta.

Rabbiosa, ma contenuta, la reazione della madre dei figli di Samuele Giorgi che lascia l'aula.

"Sta dicendo che lei ha una coscienza?", chiede il giudice Zali cercando di dare un senso al fiume di parole che esce da Schneider. "Una coscienza ce l'ho, la mia non è una scusa". Schneider continua cercando si spiegare il suo modo di comportarsi. "Non sono abituato a mostrare cosa ho dentro" spiega ancora. "Sicuramente non lo faccio vedere, ma una coscienza ce l'ho. Sono prigioniero di questa cosa e sicuramente non mi metterei a piangere nell'ufficio del procuratore".

"Parla con lo psicologo in carcere?" chiede Zali. "No, mi sfogo con lo sport".

Saul Gabaglio

 

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