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TICINOLa lezione del Corriere della Sera: "Il Ticino si è arricchito grazie al miracolo italiano"

19.10.09 - 07:22
Arriva dalla penna del prestigioso giornalista e scrittore italiano Sergio Romano la lezione rivolta alla Lega dei ticinese: "Il Ticino si è arricchito grazie allo sviluppo economico italiano". L'illustre giornalista analizza le macchie del nostro passato e parla di "crisi di credibilità" per la Svizzera, in un articolo dal titolo "Svizzera: se ne può parlare male? Sì".
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La lezione del Corriere della Sera: "Il Ticino si è arricchito grazie al miracolo italiano"
Arriva dalla penna del prestigioso giornalista e scrittore italiano Sergio Romano la lezione rivolta alla Lega dei ticinese: "Il Ticino si è arricchito grazie allo sviluppo economico italiano". L'illustre giornalista analizza le macchie del nostro passato e parla di "crisi di credibilità" per la Svizzera, in un articolo dal titolo "Svizzera: se ne può parlare male? Sì".

LUGANO - È una lezione indirizzata soprattutto a la Lega dei Ticinesi, quella che arriva dalla penna di uno dei più illustri scrittori italiani, nonchè giornalista e prestigioso storico riconosciuto a livello internazionale. Lui è Sergio Romano. Domenica sulle pagine del prestigioso Corriere della Sera ha dato della Svizzera una descrizione al vetriolo.  Ad iniziare già dal titolo "Svizzera: se ne può parlare male? Sì".
Il noto giornalista analizza in maniera molto lucida quello che sta accadendo in Svizzera e parte proprio dalla richiesta di Giuliano Bignasca di reagire allo scudo fiscale  assegnando al Ticino quel 40% delle imposte sui 44.000 frontalieri che Berna restituisce all'Italia e che viene distribuito ai comuni italiani di frontiera. "È una ripicca stizzita" la definisce Sergio Romano, "a cui spero il governo elvetico non dia seguito" aggiunge subito dopo il giornalista/scrittore/storico e diplomatico italiano.

L'analisi - Per spiegare la ripicca stizzita tutta ticinese, Sergio Romano parte da lontano. Addirittura dall'indomani della fine della seconda guerra mondiale, "quando la Confederazione amava considerare se stessa come la più saggia, virtuosa e fortunata delle democrazie europee", quando gli svizzeri "erano i grandi vincitori 'netti' della Seconda guerra mondiale, gli unici che non avessero perduto nulla e guadagnato molto".

Le macchie svizzere - L'articolo di Sergio Romano snocciola via via tutta una serie di macchie che fanno parte della nostra storia. Si parte dalle  multinazionali svizzere che "si sono arricchite a spese del terzo mondo e le banche hanno accolto cinicamente capitali di dubbia provenienza", passando per l'oro degli ebrei custodito nelle nostre banche, per arrivare "all'uso opportunistico della neutralità". Insomma una Svizzera intesa come "spregiudicato paradiso fiscale" (questo secondo il Tesoro degli Stati Uniti e secondo i ministri delle Finanze dell'Unione europea). Non solo. Ma anche un paese ricattabile come ha dimostrato la vicenda Gheddafi.

Una crisi di credibilità - "Commetterebbe un errore - scrive Sergio Romano - chi pensasse che il negoziato svizzero-americano sui conti segreti di UBS, il contenzioso di qualche settimana fa con la Francia, lo scudo fiscale italiano o il grottesco incidente di Ginevra siano soltanto incidenti di percorso. Temo invece che siano i segnali di una crisi di credibilità che gli svizzeri, prima o poi, dovranno affrontare. La questione in ultima analisi, è quella della loro adesione all'Unione europea e alle sue regole: una prospettiva che molti svizzeri, suppongo, continuano  a considerare incompatibile con il loro orgoglioso concetto di neutralità, ma che dovranno prima o dopo affrontare con lo  straordinario buonsenso e la grande concretezza di cui sono stati capaci nel corso della loro storia".

La lezione a Bignasca - L'articolo si chiude  con un'osservazione che ha il sapore di una lezione ed è tutta rivolta alla Lega dei ticinesi: "Forse sarebbe giusto ricordare  che  il Ticino fu per molto tempo un'area dignitosamente povera e che deve la sua straordinaria prosperità al miracolo italiano del secondo dopoguerra. Il cantone si è arricchito grazie ai nostri peccati fiscali, ma anche e soprattutto grazie al nostro sviluppo economico".

RED

 




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