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TICINOChiude la Costra, lo sfogo di Arn: "Lo Stato ci impedisce di lavorare, non ci resta che chiudere"

25.03.09 - 12:30
Tipress
Chiude la Costra, lo sfogo di Arn: "Lo Stato ci impedisce di lavorare, non ci resta che chiudere"

BELLINZONA - "Una bella botta". Thomas Arn pensa ai suoi operai, alle 58 persone che lavoravano per un'azienda con oltre 60 anni di vita. "Il mio primo pensiero è rivolto a loro" - L'ex granconsigliere del PLR, che due anni fa decise di non ricandidarsi a seguito della bufera di asfaltopoli, pensa a tutte quelle persone che da oggi non hanno più un lavoro: "Solidarietà a tutti coloro che hanno lavorato per la nostra azienda, una cooperativa dove i veri beneficiari sono sempre stati i dipendenti e nessun altro".

La Costra SA, una delle più note ditte ticinesi della pavimentazione stradale, chiude. Il calo dei prezzi, dovuto alla rottura di quello che era stato considerato il cartello dell'asfalto, è stato letale: "Se avessimo avuto prezzi del 20% superiori rispetto a quelli attuali, saremmo riusciti a sopravvivere". Secondo Arn, che invita ad analizzare la problematica con più oggettività, sostiene che considerare accordi cartellari i prezzi applicati dalle aziende ticinesi dell'asfalto è sbagliato: "Esisteva semplicemente una specie di gentlement agreement che permetteva di vivere a tutti, di fornire delle prestazioni corrette ai committenti, di far fronte a tutti gli impegni". Lo sforzo di Thomas Arn è quello di far comprendere che i prezzi considerati cartellari erano semplicemente giusti "perché tutti i soldi che sono entrati nella Costra sono serviti per i salari, i macchinari, il miglioramento delle tecnologie e, in definitiva, per il cliente".

La questione posta dall'ormai ex titolare è quella di un'analisi riguardante il costo sociale dei prezzi del settore: "Per 50 anni si è riusciti ad applicare dei prezzi corretti, che permettevano di vivere normalmente. E io penso che nessuno può dire che ci sia stata una maggiorazione dei prezzi, semmai c'è da osservare il panico generale che si è creato nell'ambiente a seguito di Asfaltopoli che ha causato perdite così grandi da rendere impossibile la continuazione delle nostre attività". Asfaltopoli ha scatenato la tempesta: "In questi ultimi tre anni c'è stato uno stillicidio di posti di lavoro nel settore, che sommati sono centinaia - dice Arn - e non lo dico io, ma la Commissione paritetica".

Ora non resta che sperare in un futuro migliore per tutto il settore, che "ha una assoluta necessità di ristrutturarsi, di adoperarsi affinché si uniscano le forze con fusioni". "In realtà la situazione è molto più complicata - spiega Arn - e l'ultimo espisodio è la paventata causa della città di Lugano contro le ditte dell'asfalto. Una minaccia che impedisce, de facto, delle ristrutturazioni che sono assolutamente necessarie. Lo Stato esige da una parte più efficienza, dall'altra ci impedisce di lavorare. Non resta che prenderne atto e chiudere, perché se le ditte vogliono ristrutturare, decidendo di fondersi con altre potrebbero essere impedite dall'azione di revisori che, scoprendo cause pendenti, potrebbero scatenare quei meccanismi psicologici e contingenti che renderebbero ancora più difficili iniziative volte a operazioni di fusione. E quindi, de facto, si creano delle situazioni tali da rendere impossibile fusioni, assorbimenti e alleanze".

p.d'a.

Foto d'apertura: Tipress
 

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