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Delitto di Adeline, l'ex direttrice non si presenta in aula L'avvocato della famiglia: «La figlia di Adeline merita di conoscere la verità». La corte si è ritirata per deliberare sulla questione
GINEVRA - La direttrice dell'istituzione ginevrina in cui era rinchiuso Fabrice A., accusato di aver ucciso la socioterapeuta Adeline nel settembre 2013, non si è presentata al nuovo processo apertosi oggi davanti al Tribunale criminale di Ginevra. L'inizio del dibattimento è stato caratterizzato dalla discussione sull'opportunità di fare apparire vari testimoni.
L'ex direttrice della Pâquerette ha fatto valere ragioni mediche per giustificare la sua assenza. La difesa e i famigliari della vittima auspicano la testimonianza della donna; per il ministero pubblico invece il suo intervento è superfluo.
Nessun dito puntato - Secondo l'avvocato della famiglia di Adeline, Simon Ntah, non si tratta di puntare il dito contro l'ex responsabile dell'istituzione, ma di capire la personalità dell'accusato, in particolare in relazione alle sue capacità di manipolare le persone: «La figlia di Adeline merita di conoscere la verità»
Il procuratore generale, Olivier Jornot, ritiene inutile la testimonianza della donna, che si è già espressa in modo approfondito e puntuale durante l'istruzione. Per il magistrato bisogna pure evitare che Fabrice approfitti della testimonianza per «contestare ogni virgola».
Difesa e parte civile da un lato e procura dall'altro hanno espresso argomenti analoghi anche in merito alle testimonianza dell'ex compagna polacca di Fabrice A., di una dipendente della Pâquerette e del poliziotto che ha per primo interrogato il presunto criminale.
La corte si è ritirata per deliberare sulla questione.
