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SVIZZERACriptocrimine, anche dai bancomat svizzeri i Bitcoin per Al-Qaeda

29.02.24 - 08:45
Sono 100 in tutta la Confederazione gli speciali sistemi di cassa continua che trasformano il contante in denaro virtuale
Foto Deposit
Fonte TAGES-ANZEIGER
Criptocrimine, anche dai bancomat svizzeri i Bitcoin per Al-Qaeda
Sono 100 in tutta la Confederazione gli speciali sistemi di cassa continua che trasformano il contante in denaro virtuale

Non sono dei bancomat comuni e non si trovano ovunque: per esempio in tutta la Svizzera ce ne sono soltanto 100. Stiamo parlando di quei speciali sistemi elettronici di cassa continua che permettono di tramutare i franchi svizzeri in Bitcoin, la valuta virtuale che ha rivoluzionato il mondo delle tradizionali valute. Come ogni rivoluzione che si rispetti e sul cui carro delle opportunità economiche anche il malaffare spesso mette gli occhi per trarne profitto e beneficio, dalle "macchinette" dispensa soldi "Bitcoin style" parte l'ennesimo giro criminoso di soldi, ribattezzato "criptocrimine" e che porta dritti - direttamente dai bancomat svizzeri - ai jihadisti di Al-Qaeda.

Come funziona il meccanismo - A mettere il dito dell'analisi nella nuova piaga del denaro sporco è stato il TagesAnzeiger che, in un articolo, ha provato a capire come funziona il meccanismo. «I clienti vi inseriscono le banconote e selezionano la criptovaluta da acquistare - scrive il Tages - premendo un pulsante, il denaro contante può essere scambiato con Bitcoin, ad esempio, e poi inviato in tutto il mondo in pochi secondi, anche all'organizzazione terroristica Al-Qaeda».

Il simpatizzante Jihadista - Più di un'eventualità, se a porre la questione è stato anche un rapporto federale che ha messo in luce il caso di un "attenzionato" su cui gli 007 svizzeri hanno messo gli occhi. «Qualcuno si è recato presso uno di questi sportelli automatici, ha depositato del denaro e lo ha poi inoltrato a un indirizzo Bitcoin che si sospetta sia utilizzato dall'organizzazione terroristica Al-Qaeda. Si tratta quindi di un caso di finanziamento del terrorismo, un grave reato finanziario» ha riportato il quotidiano zurighese.

Gli investigatori sono risaliti al mittente perché questi ha dovuto fornire indicazioni di contatto al bancomat criptato, indicazioni intercettate dall'Ufficio svizzero di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro (MROS). Ulteriori attività investigative hanno poi permesso di appurare che la persona era già nota per il "tifo" fondamentalista dimostrato sui social (aveva avuto già guai con la giustizia per avere condiviso le idee violente della Jihad).

Diciassette transazioni di valuta Bitcoin a favore di Al-Qaeda - Un'analisi delle transazioni ha permesso di accertare 17 movimenti di valuta Bitcoin (frutto di un cambio di moneta reale di franchi svizzeri) verso lo stesso indirizzo di Al-Qaeda «per un valore di circa 3'000 franchi svizzeri».

Anche per importi di questa natura, se è appurato il finanziamento diretto di organizzazioni terroristiche, si passano dei guai giudiziari; ogni giorno arrivano segnalazioni di riciclaggio di denaro e si calcola che in un caso su sette i criminali utilizzano proprio le criptovalute per "lavare" il denaro sporco o finanziare attività terroristiche. Se si pensa che - stando a quanto affermano gli analisti - ogni anno vengono riciclati attraverso le criptovalute soldi sporchi «per un valore di oltre 20 miliardi di dollari USA», la convenienza di questo business è presto spiegato.

«Nel suo rapporto di 100 pagine - scrive il TagesAnzeiger - il gruppo di esperti del governo federale dimostra che la piazza finanziaria non sta diventando più vulnerabile solo perché sempre più transazioni vengono elaborate tramite Bitcoin e simili, rendendo l'intero sistema finanziario più complesso e veloce. È anche perché molti operatori del settore cripto non sono apparentemente sensibilizzati al riciclaggio di denaro».

Mille e cinquantasei segnalazioni di riciclaggio - Questa conclusione è suggerita dalle cifre che sono state rese pubbliche per la prima volta nel rapporto. «Nel 2022, le segnalazioni sono state esattamente 1056, vale a dire quasi una segnalazione su sette. Il nocciolo della questione è che la maggior parte di queste segnalazioni proviene dalle banche convenzionali e non dalle numerose start-up e dai centri di scambio di criptovalute sorti negli ultimi anni».

Il silenzio degli intermediari - Se ne deduce che dovrebbe toccare «agli specialisti che scambiano il denaro normale in criptovalute o che detengono queste valute per i loro clienti, tenere d'occhio i potenziali riciclatori di denaro e finanziatori del terrorismo». Ma, perché c'è sempre un ma quando si tratta di districare un bandolo di natura finanziaria illecita come questo, «di questi circa 200 intermediari cripto-finanziari svizzeri, solo 24 hanno presentato almeno una segnalazione sospetta di riciclaggio di denaro tra il 2020 e il 2022». La stragrande maggioranza - conclude il Tages - è rimasta in silenzio.

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