14.000 le banche e studi legali elvetici intermediari. Fanno meglio soltanto Hong Kong e Regno Unito. Intanto sorgono dubbi sui dati: come mai non appaiono i nomi di politici americani o tedeschi?
LONDRA - Mentre il governo panamense promette totale trasparenza e cooperazione, la scoperta di milioni di documenti riguardanti la gigantesca massa di denaro dirottata da studi legali internazionali e banche verso paradisi fiscali per conto di criminali, leader politici e funzionari d'intelligence, ha provocato le prime reazioni politiche e i primi dubbi.
Come mai non appaiono nomi di politici americani o tedeschi? - Infatti, mentre il vice presidente della SPD, Ralf Stegner, chiede più severità nella lotta contro le cosiddette «società offshore», c'è chi comincia a chiedersi il motivo per cui, tra gli 11,5 milioni di documenti venuti alla luce provenienti dallo studio legale «Mossack Fonseca» e trasmessi alla Süddeutsche Zeitung, non figurino, tra i 140 nomi di politici e alti funzionari svelati, anche quelli di rappresentanti degli Stati Uniti e della Germania. Finora, infatti, la stampa non ne ha svelati alcuni.
Putin nel mirino - Il Guardian si concentra in apertura della sua edizione online solo su Putin, da tempo nel mirino di Washington e di Londra sullo sfondo dello scontro geopolitico in atto fra Mosca e l'occidente. Il leader russo viene ritenuto coinvolto indirettamente attraverso la figura di Serghei Roldugin: un musicista indicato fra i suoi migliori amici e padrino di battesimo di una delle sue figlie, che appare il terminale - almeno nominale - di un trasferimento sotto banco di ben due miliardi di dollari partiti da Bank Rossia (istituto di credito guidato da Yuri Kovalciuk, che gli Usa sostengono essere una sorta di banchiere del Cremlino) per essere indirizzati poi a Cipro e nel paradiso delle Isole Vergini Britanniche. Sospetti che peraltro un portavoce del Cremlino ha subito respinto come una montatura politica, assicurando che Mosca ha i mezzi per difendere in sede legale la reputazione di Putin.
Ma non è solo la Russia al centro di uno scandalo che si basa sulla bellezza di 11 milioni di documenti analizzati da giornalisti di 76 Paesi: di fatto la più grande fuga di notizie o indiscrezioni nella storia della finanza e della politica, persino più vasta di quelle di Wikileaks nel 2010 e delle intercettazioni della Nsa americana svelate da Edward Snowden nel 2013. Ad aver approfittato dei servizi offshore di Panama sarebbero circa capi di governo e di stato di 80 Stati e di circa 128 politici.
Svizzera particolarmente attiva - Il gruppo di lavoro formato da una sorta di consorzio internazionale di giornalisti investigativi, sarebbero oltre 1.200 le aziende svizzere che, attraverso l'intermediazione di 14.000 banche, studi legali e altri tipi di intermediari, avrebbero aperto società offshore. Soltanto Hong Kong e il Regno Unito avrebbero fatto meglio in questa controversa «classifica».
Gli intermediatori svizzeri sarebbero tra i più attivi. Circa 34.000 delle circa 215.000 società offshore hanno avuto inizio in Svizzera. Ciò corrisponde a circa al 16% del totale. UBS, Credit Suisse (attraverso una sua controllata e la HSBC (Svizzera) sono tra gli istituti di credito attraverso i quali sarebbero state create società mantello utili a dirottare in paradisi fiscali come Panama ingenti quantitativi di denaro sottratti al fisco.
In Svizzera il lavoro è stato coordinato dalla cellula d'inchiesta costituita da "Matin Dimanche" e "SonntagsZeitung/Tages-Anzeiger", che annunciano oggi una serie di articoli nei prossimi giorni e settimane sui Panama Papers.
Giornalisti investigativi al lavoro - Stando ai media internazionali sarebbero circa 400 i giornalisti che per oltre un anno avrebbero esaminato, per oltre un anno, documenti, e-mail, cerfificati, attestati, atti, estratti conto, fotocopie di passaporti, carte d'identità e altri documenti per un totale di volume di dati corrispondenti a 2,6 terabyte e oltre 11,5 milioni di documenti.
Un caso «bomba» - Domenica sera il direttore dell'associazione di giornalisti investigativi di NDR, WDR e Süddeutsche Zeitung, Georg Mascolo, ha dichiarato alla trasmissione di ARD «Anne Will», che la scoperta di questi dati avrà la forza di un detonatore.
Italia: c'è il «ticinese» Trulli - Carte nelle quali compaiono i nomi di almeno 140 tra politici, personaggi famosi, imprenditori e sportivi e di 12 leader politici tra re, presidenti e primi ministri. I 307 reporter dell'International Consortium of Investigative Journalists, impegnati per mesi a spulciare le carte, allargano la cerchia dei sospetti a personaggi dei Paesi di appartenenza: e così in Italia l'Espresso evoca Montezemolo, l'imprenditore Giuseppe Donaldo Nicosia, latitante e coinvolto in un'inchiesta per truffa con Marcello dell'Utri, l'ex pilota di Formula 1 Jarno Trulli oltre a Ubi e Unicredit; mentre Haaretz cita ad esempio alcuni dei più ricchi e influenti uomini d'affari di Israele.
Non mancano intere società che secondo i Panama Papers farebbero riferimento diretto ai capi di governo di Islanda e Pakistan. Mentre emergono presunte somme da capogiro sottratte e beni di lusso (fra cui yacht da favola) al fisco da Salman re dell'Arabia Saudita, dal re del Marocco Mohammad VI, dai figli del presidente dell'Azerbaigian, dal presidente filo-occidentale ucraino Poroshenko. E pure da da familiari di Xi Jinping: il leader di Pechino che a parole ha fatto della lotta alla corruzione il suo slogan. Altro denaro risulta riconducibile a 33 sigle o individui inseriti nella lista nera degli Usa per asserite connessioni con i signori della droga messicani, con organizzazioni definite terroristiche come gli Hezbollah sciiti libanesi, con Stati quali Corea del Nord o Iran.
Coinvolto Messi? - E non finisce qui.Perchè a essere toccati dal sospetto sono il mondo dello sport miliardario e quello dello spettacolo. Ecco allora saltar fuori il nome del campionissimo Lionel Messi, bandiera del calcio argentino e del Barcellona, oppure quellodell'attore cinese Jackie Chan. E ancora dirigenti sportivi sudamericanigià comparsi nello scandalo Fifa, comel'ex vicepresidente del calcio mondiale EugenioFigueredo e suo figlio Hugo,nonchèl'uruguaiano Juan PedroDamiani, del comitato etico della Fifa. Nell'immane massa di documenti dei Panama Papers compare anche il nome di Michel Platini, ex fuoriclasse della Juventus e dirigente attualmente sospeso dell'Uefa. Secondo Le Monde, Platini fece aprire una società offshore circa un anno dopo la sua elezione ai vertici del calcio europeo e chiese agli avvocati della Mossack Fonseca di amministrare la Balney Enterprises Corp., nata a Panama il 27 dicembre 2007. Il quotidiano francese non ha avuto risposta alle domande poste a Platini sulle finalità di questa società, ma attraverso un suo portavoce ha fatto sapere che "i suoi affari sono assolutamente legali".
Un elenco di ricchi, potenti e famosi che - dai misteri di Panama, a cavallo fra due oceani - chissà quale tsunami sarà ancora in grado di sollevare.