Grande quanto (e forse più di) Nadal e Federer, Djokovic continua però a dividere
Qualità e trionfi non mancano; Novak Djokovic non riesce però a convincere
LONDRA - Rafa Nadal ha vinto 22 Slam, Nole Djokovic è salito a 21, Roger Federer è fermo a quota 20.
I numeri da soli bastano per stabilire la grandezza di un campione? No, e poi ancora no. La feroce qualità dello spagnolo non può essere “raccontata” con delle cifre. E neppure la fenomenale resistenza mentale del serbo. La classe, cristallina, purissima di Roger? Neanche a parlarne.
I numeri però aiutano a mettere ordine, a classificare. E una classifica, quella del numero di Major vinti, nello specifico, non può essere discussa. Questa dice che, al momento, il più prolifico, costante, competitivo in quelli che sono i tornei più importanti del mondo, è lo spagnolo. Il dato sta lì a dimostrarlo. Poi, certo, si può disquisire sul fatto che, rispetto ai colleghi, il mancino di Manacor sia quello con il conto maggiormente sbilanciato, con la bacheca del Roland Garros molto più “carica” di quelle di Wimbledon, Australian Open e US Open. Non bisogna però scordare che, insieme con i soli Roy Emerson, Rod Laver e… Novak Djokovic, è anche l’unico ad aver vinto almeno due volte tutti gli Slam. Roger Federer, che è invece universalmente riconosciuto come il più completo e “bello da vedere” tra tutti i tennisti della storia, nella speciale graduatoria occupa solo il terzo posto, una posizione che difficilmente potrà migliorare. Il tempo e un fisico ormai segnato da tante battaglie sembrano infatti averlo reso un ex atleta o, al massimo, un atleta solo normale. Oltre agli impressionanti numeri messi insieme in carriera, spagnolo e svizzero hanno poi altro in comune: riescono a riscuotere consensi unanimi. Commenti negativi (invidiosi astenersi)? Zero.
Infine c’è Nole, che a livello di qualità tennistica vale quanto i suoi esimi colleghi. E pure in quanto a numeri l’ordine di grandezza è lo stesso, con il secondo posto nella già citata classifica che è forse anche “condizionato” dai problemi avuti a Melbourne a inizio anno. Se, per esempio, il 36enne nativo di Belgrado avesse potuto partecipare agli Australian Open, torneo nel quale ha trionfato nove volte, Nadal sarebbe riuscito ugualmente a sollevare il trofeo? La scelta di evitare accuratamente il vaccino ha segnato e rischia di segnare pesantemente la carriera del serbo, che salvo miracoli non potrà prendere parte ai prossimi US Open e pure nel 2023 potrebbe essere costretto a disputare solo due Major. E potrebbe veder quindi compromessa la sua incoronazione a numero uno assoluto. Ecco proprio le sue posizioni, quella (nota) riguardo al coronavirus e quella (meno nota) contro l’ATP, con la creazione del sindacato “parallelo” PTPA, giusto per fare degli esempi, lo distanziano da Rafa e Roger. Djokovic, infatti, non riceve solo applausi: anche quando vince, fa discutere, fa storcere nasi, infiamma gli animi. È insomma divisivo. Ha ragione? Ha torto? Non ci sono dei numeri in grado di stabilirlo. Combatte, mettiamola così, ha carattere. E questo, nel bene e nel male, è quello che lo ha reso quasi imbattibile sul campo da tennis.