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SVIZZERA«I manifestanti pro Palestina non sanno neanche di cosa si tratta»

11.05.24 - 15:56
Dopo l'ondata di occupazioni nelle università interviene Ralph Friedländer (Associazione della comunità svizzero-israeliana).
Ti-Press
Fonte Tages-Anzeiger
«I manifestanti pro Palestina non sanno neanche di cosa si tratta»
Dopo l'ondata di occupazioni nelle università interviene Ralph Friedländer (Associazione della comunità svizzero-israeliana).

BERNA - Le manifestazioni contro Israele sono ormai all'ordine del giorno, anche in Svizzera. Da cortei per le strade a occupazioni degli atenei, l'ondata di protesta contro la reazione militare di Israele in seguito ai terribili attacchi di Hamas dello scorso 7 ottobre, sta dilagando.

E c'è chi però vede, nell'acuirsi sempre più evidente di questa tendenza anti-Israele, dei segnali negativi anche perché «i manifestanti non capiscono di cosa si tratta. La linea di demarcazione tra i discorsi d'odio e le proteste pro-palestinesi è stata oltrepassata». A sostenerlo, in una articolata intervista comparsa sul Tages Anzeiger, è Ralph Friedländer (Associazione della comunità svizzero-israeliana), tra i papabili all'elezione a presidente della Federazione svizzera delle comunità ebraiche all'inizio di giugno, che chiede interventi al Governo federale.

Occupazioni - Le recenti occupazioni di manifestanti filo palestinesi nelle università svizzere aprono a un ragionamento chiaro. «Le università sono in una posizione difficile perché essendo luoghi di dibattito, devono confrontarsi. Ma in questo caso si tratta di gruppi che non sono interessati al dialogo, ma vogliono ottenere il boicottaggio delle università israeliane», dice l'intervistato.

Atti antisemiti - L'aumento degli atti violenti e delle manifestazioni contro gli ebrei «mi fanno pensare che i manifestanti non capiscano di cosa si tratti. Hamas non attacca "solo" l'esistenza di Israele ma il pensiero liberaldemocratico. La distruzione di Israele è sancita dallo statuto di Hamas». E tornando alle università il ragionamento è semplice, «Quando si crea un clima in cui gli studenti ebrei non si sentono più al sicuro, siamo più vicini al fanatismo che alla libertà di ricerca e di espressione».

Dati - Il numero di incidenti antisemiti è in costante crescita. Il web uno dei luoghi dove si concentrano maggiormente. «È un'ondata enorme di antisemitismo. Nel 2023 ci sono state anche dieci aggressioni, mentre in precedenza se ne registravano una o nessuna all'anno.
Si tratta di un antisemitismo latente che emerge quando si innescano determinate cause».

Motivazioni - Oggi, la «narrazione dominante è che Israele sia uno Stato coloniale e di apartheid. Eppure la Dichiarazione di indipendenza di Israele garantisce a tutti i cittadini gli stessi diritti. Al contrario, nei territori controllati dai palestinesi non vive un solo ebreo» spiega Friedländer e sull'accusa di genocidio nei confronti del popolo palestinese, fatta dal Sudafrica con una citazione alla Corte internazionale di giustizia dell'AIA, la speranza è in una «sentenza equa che tenga conto della lotta per la sopravvivenza di Israele».

Scuola e rimedi - Sono anche stati documentati episodi di antisemitismo nelle scuole elementari. «Saremmo lieti se l'antisemitismo facesse parte dei programmi scolastici. Lo Stato potrebbe fare di più a livello federale e cantonale. Tutto questo potrebbe essere definito in una strategia contro l'antisemitismo». E viene espresso anche il favore verso la creazione di figure dedicate al fenomeno. «È necessario che ci sia una voce visibile che prenda posizione contro l'antisemitismo. Esistono già centri di segnalazione per gli incidenti antisemiti. Ma anche il governo federale e i cantoni potrebbero fare di più in questa direzione».

Risorse - Sei anni fa il governo federale spendeva mezzo milione di franchi per la protezione, ora sono cinque milioni. «È un sollievo per le comunità ebraiche. Per decenni siamo stati gli unici responsabili della nostra sicurezza. È importante che questo aiuto rimanga tangibile a lungo termine».

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