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VERGELETTO Sull’alpe del giallo, c’è una famiglia di intoccabili

08.03.17 - 18:00
Dramma del bracciante in nero: gli alpigiani portano avanti (male) l’attività da oltre 20 anni. «E non possiamo mandarli via», si sfoga Tarcisio Terribilini, presidente del Patriziato
Sull’alpe del giallo, c’è una famiglia di intoccabili
Dramma del bracciante in nero: gli alpigiani portano avanti (male) l’attività da oltre 20 anni. «E non possiamo mandarli via», si sfoga Tarcisio Terribilini, presidente del Patriziato

VERGELETTO – Sono finiti nella bufera dopo la morte del bracciante macedone Nikola Hadziev. Sono stati criticati duramente per il loro operato, per una gestione allo sbando. Sono stati condannati per lavoro nero: 40 aliquote giornaliere di 50 franchi e una multa pesante. Eppure continueranno a portare avanti l’Alpe Arena, almeno per altri 5 anni. Gli alpigiani “scelerati” non lasceranno la Valle Onsernone. «Non possiamo mandarli via – ammette, sconsolato, Tarcisio Terribilini, presidente del Patriziato, proprietario del terreno –. Queste persone sono iper tutelate dalla legge. La situazione è deleteria, lo dico sinceramente».

Il giallo – Il caso era scoppiato lo scorso mese di agosto, quando nei boschi di Vergeletto erano stati ritrovati alcuni resti del corpo di Hadziev, impiegato in nero nell’alpeggio. Il giallo non è mai stato risolto veramente. Tanto che il Ministero Pubblico è sempre alla ricerca di nuovi indizi per fare luce sulla vicenda. Un dettaglio aveva destato particolari perplessità: dai responsabili dell’alpe, già messi in discussione per la conduzione troppo superficiale dell’attività, non era stato lanciato alcun allarme dopo la scomparsa dell’operaio, avvenuta già a luglio.

Una storia che dura da 20 anni – Con simili premesse, il minimo che ci si potesse aspettare è che l’alpe cambiasse agricoltori di riferimento. Invece, la famiglia di origini svizzero tedesche resterà al suo posto. «È da oltre 20 anni che è lì – spiega Terribilini –. E abbiamo sempre avuto problemi. Da circa due anni la conduzione dell’alpeggio è passata in mano al figlio. Ma le cose non sono cambiate. Anzi, è successo quello che tutti sapete».

Mani legate – La stessa famiglia di agricoltori si occupa anche dell’alpe di Pian Bechei, sempre situata su terreni del Patriziato onsernonese. «Il nostro desiderio – sostiene Terribilini – sarebbe quello di affidare i nostri fondi a persone responsabili. Un paio di anni fa c’era gente affidabile seriamente interessata a subentrare. Non abbiamo potuto fare nulla. I contratti agricoli soggiaciono alle leggi cantonali e federali. È difficilissimo mandare via qualcuno. Abbiamo perso anche un ricorso in passato».  

Rinnovo automatico – Di recente, poco prima della tragedia, il contratto agricolo con la famiglia svizzero tedesca è stato rinnovato automaticamente. Per 6 anni, di cui uno già trascorso. «È una vicenda che si trascina da tempo – sospira Terribilini –. Per noi non è facile. Ci abbiamo provato più volte, anche di recente, a fare ragionare queste persone. Adesso i nostri interlocutori sono giovani, prendono le cose alla leggera. Ci sentiamo impotenti».

 

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