Il caso, scoperchiato dalla morte dell'operaio illegale Nikola Hadziev, potrebbe dare il colpo di grazia all'alpeggio onsernonese, già alle prese con problemi di gestione
VERGELETTO - Ora è ufficiale. Nikola Hadziev, il bracciante macedone i cui poveri resti sono stati trovati nei boschi di Vergeletto lo scorso 9 agosto, lavorava in nero presso l'Alpe Arena. Un'alpe, ed è stato ribadito da diverse persone residenti nella zona, che si troverebbe in difficoltà gestionali già da diversi anni. E che ora, come conferma il Ministero pubblico, ha una brutta gatta in più da pelare.
Un’inchiesta complicata - L’inchiesta è in corso. E, proprio per avere fatto lavorare un operaio illegalmente, l'attuale gerente dell'azienda rischia una sanzione importante. Più difficile, invece, che venga punito per non avere dato l'allarme dopo la scomparsa dell'uomo. Stando agli inquirenti, l'alpigiano avrebbe pensato a un allontanamento volontario del proprio collaboratore. E per questo non avrebbe ritenuto opportuno denunciarne l'assenza.
L’ipotesi - Intanto, però, anche la Sezione cantonale dell'agricoltura potrebbe prendere provvedimenti. Lo ipotizza il capo sezione Loris Ferrari. «Ci occupiamo di circa 250 alpeggi – afferma –. Il nostro compito è anche quello di erogare i contributi a queste aziende in base a vari parametri. È chiaro che, se dovesse essere confermato l'impiego di manodopera in nero, i contributi per questo alpeggio potrebbero essere rimessi in discussione. È anche l'Unione Contadini svizzera a pretenderlo in casi del genere».
La sorpresa - Ferrari, tuttavia, invita tutti alla calma. «Lasciamo che l'inchiesta faccia il suo corso. Problemi di gestione sull'Alpe Arena? Sinceramente io non avevo mai ricevuto lamentele in merito».
L’ultimo giorno - Domenica 10 luglio Nikola Hadziev aveva trascorso la giornata a Locarno e dintorni con un parente e un amico. Poi era stato riportato in valle Onsernone. Il bracciante macedone aveva cenato al grotto Fondovalle e nel frattempo aveva pure seguito la finale dell’Europeo di calcio. Alla fine della partita, l’uomo si è incamminato per l’ultima volta verso l’Alpe Arena. Un’ora di marcia da affrontare sotto la pioggia, al buio, senza avere con sé nemmeno una pila.
Un corpo disperso - L’inchiesta, per adesso, esclude che la morte di Nikola Hadziev possa essere avvenuta per omicidio. Il problema è che, finora, sono stati ritrovati solo una tibia e un pezzo di femore. Fatto strano per un uomo che dovrebbe essere morto accidentalmente. Se da una parte si può immaginare che gli animali selvatici abbiano infierito sul corpo, dall’altra è difficile capire come le parti dello stesso corpo possano essere state così brutalmente tranciate e disperse. «Bisogna sperare che venga ritrovata qualche parte più significativa – fanno sapere dal Ministero Pubblico –. Magari il torace, o il cranio. È davvero difficile stabilire le cause effettive della morte con così pochi elementi a disposizione».