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BELLINZONAIl funzionario col turbante: «Mai tagliato i capelli in vita mia»

21.07.16 - 12:03
Svizzera sempre più multiculturale: ecco la storia del 19enne Jaspreet Singh Pabla, impiegato del Cantone. È l’unico giovane in Ticino a portare avanti la tradizione indiana sikh
Foto tio.ch
Il funzionario col turbante: «Mai tagliato i capelli in vita mia»
Svizzera sempre più multiculturale: ecco la storia del 19enne Jaspreet Singh Pabla, impiegato del Cantone. È l’unico giovane in Ticino a portare avanti la tradizione indiana sikh

BELLINZONA - Con i suoi due milioni di stranieri e le sue migliaia di naturalizzazioni ogni anno, è una Svizzera sempre più multiculturale, saldamente al primo posto nella classifica dei Paesi d’immigrazione in Europa. Un crogiolo di etnie e di religioni da cui a volte spuntano personaggi curiosi e originali. È il caso di Jaspreet Singh Pabla, 19 anni, originario dell’India del nord, ribattezzato “il funzionario col turbante”. Il giovane impiegato statale fa discutere per il suo curioso look. «Sono di religione sikh – dice –. E sono l’unico giovane a portare avanti questa tradizione in Ticino».

Quei cinque minuti ogni mattina - Lo incontriamo mentre esce dagli uffici cantonali dell’Istituto delle Assicurazioni Sociali, a Bellinzona. Il suo posto di lavoro. Camminata elegante, abbigliamento casual. E quell’inconfondibile copricapo. «Ogni mattina devo calcolare cinque minuti di tempo per metterlo. Ne ho di vari colori». Nato a Locarno, vive a Gordola in una delle poche famiglie sikh della Svizzera italiana. «Il sikhismo è una religione monoteista. Ha origine nel quindicesimo secolo, nell'epoca in cui gli islamici della Mongolia volevano invadere la regione del Punjab, nell'odierna India, e convertire la popolazione al loro "credo". Ci basiamo su tre principi chiave: ricordare il Creatore in ogni momento, guadagnare lavorando onestamente, e condividere il guadagno con chi ne ha bisogno».

La scelta alla fine della terza media - Jaspreet intende osservare nei dettagli le direttive del sikhismo. «Per questo alla fine della terza media ho deciso di indossare il turbante. Ricordo ancora le facce sorprese dei miei compagni di scuola. Non ho mai tagliato i capelli in vita mia, neanche da piccolo. Tenendoli raccolti, a un certo punto cessano la crescita. È la mia religione a indicarlo. Noi sikh, inoltre, non dobbiamo né bere alcol né mangiare carne. Io la carne a dire la verità la mangio ancora. Quando smetterò, potrò essere battezzato e diventare un sikh a tutti gli effetti».

Pregiudizi per strada - La strada sembra dunque tracciata per Jaspreet. «La gente spesso mi ferma per strada e mi fa domande. A volte mi confondono con i musulmani. Ci sono tanti pregiudizi, soprattutto perché la mia è una religione che si conosce davvero poco qui. Anche barba e baffi sono segni distintivi del sikhismo. La barba la modello con il gel. Terrò il turbante per sempre, e ne vado fiero. Sono in molti a stimarmi per questa mia scelta».

I sikh nella storia - A questo punto Jaspreet parla anche di storia. Di come durante la seconda guerra mondiale i sikh abbiano combattuto a fianco degli inglesi. «Perché in India c’erano le colonie britanniche. I sikh si sono sempre distinti come guerrieri coraggiosi e affidabili, che combattevano col turbante. Ne sono morti tanti in Italia, mentre combattevano contro le armate tedesche. Infatti a Forlì c’è un cimitero con alcune statue che ricordano come tanti sikh siano caduti in guerra per la liberazione dell’Europa».

Una religione democratica - Appassionato di fotografia e di automobili, il 19enne di Gordola è parecchio integrato nella realtà locale. «Non ho mai avuto problemi di razzismo. A chi mi fa domande, cerco sempre di rispondere con gentilezza. Gli spiego che cerco di pregare tutti i giorni. Che nella nostra religione tutte le persone sono uguali. Anche con l’altro sesso non c’è alcun problema. Il turbante non rappresenta un ostacolo e le ragazze si avvicinano a me con spontaneità. D’altra parte nel sikhismo la donna è sullo stesso piano dell’uomo. Il mio, comunque, vuole essere un messaggio d’amore universale».

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