I gruppi parlamentari a favore della modifica di legge hanno ribadito gli argomenti a favore: «Non penalizzerà i cittadini»
BELLINZONA - I ticinesi saranno penalizzati? La tassa è solo un pretesto per fare cassetta? «È tutto falso!». Il comitato politico a sostegno della modifica della legge sui trasporti pubblici ha ribadito, oggi in un incontro con la stampa, gli argomenti che hanno spinto la maggior parte del Parlamento ad approvare la cosiddetta tassa di collegamento. «Chi inquina, paga. E questa tassa non ricadrà sui cittadini ma sui grandi generatori di traffico, quindi sui centri commerciali e sulle aziende con più di cinquanta parcheggi» ha affermato il deputato PLR Matteo Quadranti. E ha aggiunto: «Anche in Parlamento c'erano perplessità sugli effetti della misura in questione ed è per questo che è stato previsto un periodo di prova di tre anni, al termine del quale il Governo dovrà illustrare i risultati».
A favore dell'economia - Il leghista Michele Foletti non ha nascosto il suo stupore: «Le Associazioni economiche si sono schierate contro la tassa, eppure la mobilità è un fattore importante per l'attrattività economica del nostro territorio». E ha ricordato che il Governo ha già fatto il possibile per incentivare una mobilità aziendale sostenibile. «Purtroppo l'esperienza dimostra che con i soli incentivi non si ottengono risultati incisivi. A fine 2012 soltanto nove aziende, su un totale di 493 con oltre cinquanta dipendenti, erano pronte per adottare misure concrete».
Trasporto pubblico in pericolo - Da parte sua il granconsigliere PPD Raffaele De Rosa ha sottolineato che la mancata introduzione di tale tassa - pensata per contribuire al finanziamento del trasporto pubblico - metterebbe a rischio l'attuale offerta. «Oppure si potrebbe andare verso l'aumento delle imposte per poter mantenere l'odierno livello del trasporto pubblico».
L'esempio danese - Una questione di «lamentite ticinese»? Lo è secondo il deputato PS Henrik Bang: «Ci si lamenta del traffico ma poi quando si vuole introdurre una misura concreta, non va bene nemmeno questa». Bang ritiene che la tassa spronerebbe le aziende ad allestire un piano di mobilità, in piena collaborazione con i dipendenti e sulla base delle loro esigenze. «Prendiamo esempio dal mio paese d'origine, la Danimarca, dove i dipendenti che raggiungono il posto di lavoro in bicicletta hanno un quarto d'ora pagato per farsi la doccia». Anche I Verdi, rappresentata da Claudia Crivelli Barella, hanno parlato di necessità di «coinvolgere i grandi attrattori di traffico nello sforzo coordinato di ridurre lo spreco di territorio, la spesa pubblica e il traffico motorizzato».