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BERNAImposta sulle successioni, non c'è stata storia

14.06.15 - 17:42
Tutti i cantoni hanno respinto l'iniziativa denominata "Tassare le eredità milionarie per finanziare la nostra AVS", di cui cinque con proporzioni superiori all'80%
Imposta sulle successioni, non c'è stata storia
Tutti i cantoni hanno respinto l'iniziativa denominata "Tassare le eredità milionarie per finanziare la nostra AVS", di cui cinque con proporzioni superiori all'80%

BERNA - L'iniziativa volta a introdurre un'imposta sulle successioni e le donazioni a livello federale è stata bocciata oggi in votazione popolare con il 71% dei voti. A conti fatti i voti contrari sono risultati 1'613'838, quelli favorevoli 657'774. L'affluenza alle urne è stata del 43,1%.

Tutti i cantoni hanno respinto l'iniziativa denominata "Tassare le eredità milionarie per finanziare la nostra AVS", di cui cinque con proporzioni superiori all'80% e 14 con percentuali comprese in una forbice tra il 70% e l'80%. Campione del "no" è stato il Vallese (84,4%), davanti a Svitto (82,8%), Obvaldo (82,2%) e Nidvaldo (82,1%).

Sul fronte opposto, i cantoni relativamente sensibili alle argomentazioni dei sostenitori dell'iniziativa sono stati Basilea Città, dove il voto negativo è stato pari al 58,7%, Berna (64,4%) e Neuchâtel (66,0%). Non si riscontrano differenze significative tra le varie regioni linguistiche. I Grigioni hanno bocciato seccamente l'iniziativa con il 76,0% dei pareri espressi e il Ticino con il 72,9%.

I primi commenti hanno messo in rilievo come i fautori dell'imposta sulle successioni abbiano fallito nell'intento di comunicare i loro obiettivi. "Non siamo riusciti a far passare il messaggio", ossia la necessità di "reperire nuove fonti di finanziamento per l'AVS", ha detto Joël Blunier, segretario generale del Partito evangelico, sostenitore dell'iniziativa assieme alla sinistra, ai sindacati e ai Verdi.

Il popolo non ha accettato le nostre soluzioni, ha affermato il consigliere nazionale Corrado Pardini (PS/BE), ma dopo il voto odierno il problema della ridistribuzione della ricchezza rimane irrisolto.

Secondo il politologo Claude Longchamp è evidente che l'argomento del consolidamento della previdenza vecchiaia non ha fatto breccia. L'accento, già durante la campagna di votazione, è invece andato progressivamente a spostarsi su valori cari agli svizzeri, quali la salvaguardia dell'economia, del lavoro e delle piccole e medie imprese (PMI), che con la nuova imposta sarebbero state penalizzate.

Questo non è il momento di gravare sulle PMI, ha commentato il segretario generale dei Verdi liberali Michael Köpfli, tra i primi a reagire: in un momento di forte valutazione del franco non è opportuno aumentare la pressione fiscale.

Sulla stessa linea il consigliere agli Stati Pirmin Bischof (PPD/SO), secondo il quale il responso delle urne, dopo una raffica di iniziative di questo tenore promosse dalla sinistra, suona come un monito: il voto è stato chiarissimo e il fronte dei contrari impressionante. I posti di lavoro, soprattutto quelli che dipendono dalle PMI, non devono essere messi in pericolo.

Due i fattori, secondo il capo economista dell'Unione sindacale svizzera Daniel Lampart , che hanno determinato il chiaro "no" scaturito dalle urne: la forte opposizione, soprattutto in Romandia, alla "nazionalizzazione" dell'imposta e i toni della campagna degli oppositori, molto centrata sugli aspetti economici e volta a "incutere paura tra la popolazione".

La consigliera nazionale Jacqueline Badran (PS/ZH) ha tirato in ballo altre considerazioni: "avevamo a disposizione un centesimo dei mezzi finanziari" dei nostri avversari. È quindi stato impossibile comunicare che "solo l'1% della popolazione sarebbe stata interessata" dall'imposta.

Secondo la federazione delle imprese svizzere Economiesuisse il voto di oggi è un segnale importante per la piazza economica: "gli svizzeri non si sono fatti ingannare" e si sono espressi "a favore di PMI forti e di successioni di imprese sicure". Hanno riconosciuto che l'iniziativa "avrebbe comportato per le imprese famigliari maggiori oneri fiscali e incertezza giuridica".

ats

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