Mille posti di lavoro sono stati cancellati, già durante le prime settimane di quest’anno. Il consigliere federale Johann Schneider-Ammann teme altre brutte notizie
BERNA - Johann Schneider-Ammann lo aveva detto a più riprese in una recente intervista realizzata da 20 minuti: «Lavoro, lavoro, lavoro. Voglio dei posti di lavoro per tutti, indipendentemente dalla formazione e dall’età». Purtroppo i tagli durante le prime settimane di quest’anno stanno mostrando che nel 2016, in Svizzera, moltissimi posti di lavoro andranno persi.
In gennaio, la General Eletric ha annunciato che in Svizzera verranno cancellati 1300 posti di lavoro. Settimana scorsa, la Swisscom ha comunicato 700 tagli. Pure la Credit Suisse vuole tagliare sui posti di lavoro: diverse migliaia i licenziamenti, di cui 1600 in Svizzera.
Le piccole aziende hanno già cancellato centinaia di posti, come per esempio la Sauter di Basilea, che trasferirà 100 posti di lavoro in Germania.
È previsto un aumento della disoccupazione - «Probabilmente ci aspettano altre brutte notizie» ha spiegato il Consigliere federale Schneider-Ammann in un’intervista alla “NZZ am Sonntag”. Si prevede anche un aumento del tasso di disoccupazione. “Non riusciremo a mantenere il basso tasso di disoccupazione” conclude il ministro delle finanze.
Il gruppo di esperti del parlamento sono dell’opinione che la quota di disoccupazione del 2016, confronto all’anno scorso, aumenterà dal 3,3% al 3,6%. In cifre si parlerebbe di 13’000 fino a 155’000 disoccupati. Non sono compresi i 100'000 che non sono registrati presso l’ufficio di collocamento regionale.
Lo stato deve intervenire? - Il franco forte negli annunci di General Eletric, Credit Suisse e Swisscom ha probabilmente giocato un ruolo minore e l’industria continua a soffrire per l’abolizione del tasso minimo del cambio dell’euro. «Le conseguenze della sopravvalutazione del franco svizzero saranno chiare solo nel corso del 2016» dichiara Ivo Zimmermann, portavoce dell’associazione industriale Swissmem, in un’intervista per il 20 Minuten.
Meno burocrazia, accordi bilaterali e una collaborazione con le aziende sono condizioni che possono rispondere alle sfide del franco forte, rivela Schneider-Ammann. L’intervento del governo non sembra essere un mezzo idoneo per salvare l’industria: «Ci hanno provato anche altri paesi e ora si trovano di fronte a grandi difficoltà» ha dichiarato il presidente della confederazione.
Dopo il taglio di 1’300 posti di lavoro nel Canton Argovia da parte di General Electric, i sindacati criticano il metodo di licenziamento dei dipendenti. Anche molti politici hanno parlato a favore di una politica
industriale più attiva. Anche per Martin Neff, capo economista di Reiffeisen Bank, la Stato deve intervenire.