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SVIZZERADei batteri per rendere più sicure le scorie nucleari

14.10.16 - 11:00
I microrganismi riuscirebbero infatti a consumare l'idrogeno accumulato nei siti sotterranei, impedendo fughe radioattive
Dei batteri per rendere più sicure le scorie nucleari
I microrganismi riuscirebbero infatti a consumare l'idrogeno accumulato nei siti sotterranei, impedendo fughe radioattive

LOSANNA - Dei batteri di origine naturale sarebbero in grado di mettere in sicurezza i depositi di stoccaggio di scorie nucleari. Questi microrganismi riuscirebbero infatti a consumare l'idrogeno accumulato nei siti sotterranei, impedendo fughe radioattive.

La scoperta è stata rivelata da studiosi del Politecnico federale di Losanna (EPFL) all'interno della rivista Nature Communications. L'équipe di scienziati ha individuato una comunità microbica costituita da sette diverse specie di batteri.

Esse vivono centinaia di metri sotto la superficie terrestre, proprio negli strati di profondità scelti per ospitare le scorie nucleari in Svizzera, e possono eliminare l'idrogeno che si accumula quando i contenitori d'acciaio dei rifiuti tossici arrugginiscono. Passano circa 200'000 anni prima che la radioattività dei combustibili atomici usati torni ai suoi livelli precedenti, quelli dell'uranio naturale.

Fino ad oggi, la ricerca si era concentrata sulla solidità delle barriere protettrici e sulla meccanica delle rocce presenti nei siti di stoccaggio.

Secondo un comunicato odierno dell'EPFL, questi studi hanno dimenticato di prendere in considerazione un fattore decisivo come la biologia. I batteri, presenti a varie profondità, si getterebbero letteralmente su qualunque forma di energia disponibile, come già dimostrato da alcuni rilevamenti.

Cinque anni fa, l'ipotesi è stata testata con esiti positivi sul terreno dalla scienziata Rizlan Bernier-Latmani e dai suoi colleghi dell'EPFL. Durante l'esperimento, durato due anni e svoltosi nel laboratorio sotterraneo di Mont Terri (Giura), sono stati osservati dei cambiamenti nella comunità di microbi.

Una volta consumato tutto il ferro e l'ossigeno, le specie capaci di utilizzare l'idrogeno hanno approfittato della sua disponibilità crescente. I batteri ne hanno usufruito azionando il proprio metabolismo e proliferando, fattore che ha contribuito a impedire l'accumulazione di questo elemento chimico.

La scoperta potrebbe dunque rendere più sicuri i depositi di stoccaggio atomici. La proposta dei ricercatori è quella di inserire uno strato di materiale poroso attorno ai container, che costituirebbe una nicchia ideale per i microrganismi.

Alcuni studi suggeriscono però che i batteri avrebbero la capacità di trasformare l'idrogeno in metano infiammabile, aumentando dunque la pericolosità dei siti. Dei test per valutare la fondatezza di questa tesi sono in corso.

 

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