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SAN GALLO“Il Corano in carcere è diventato più importante per me”

29.01.15 - 06:06
I prigionieri musulmani rischiano di radicalizzarsi in carcere? Ce ne parla Karim. K*, persona detenuta nel carcere di Bitzi (Sg)
Tipress
“Il Corano in carcere è diventato più importante per me”
I prigionieri musulmani rischiano di radicalizzarsi in carcere? Ce ne parla Karim. K*, persona detenuta nel carcere di Bitzi (Sg)

BITZI - Lei è detenuto a Bitzi da oltre un anno per una tentata rapina e per violenza e minacce nei confronti di funzionari. Come va?

"Ora va. All’inizio è stata molto dura. Durante i primi otto mesi avevo diritto a solo mezz’ora quotidiana all’aria aperta".

Lei è musulmano, che ruolo ha la sua fede?

"L’Islam e il Corano che ho potuto portare con me sono sicuramente diventati più importanti da quando sono arrivato qui. La fede mi dà speranza e forza".

Riesce a vivere pienamente la sua fede in carcere?

"In pratica sì. Ma viverla in modo costante è impossibile, per esempio non possiamo essere puntuali per i momenti di preghiera. Anche il digiuno durante il Ramadan non è possibile".

Qual è l’atteggiamento nei confronti dei musulmani in carcere dopo gli attentati di Parigi?

"Alcune guardie hanno un’impostazione negativa nei confronti dell’Islam. C’è una tensione latente, ma c’era già prima. Tra i prigionieri cristiani e musulmani, invece, il rapporto è collegiale e rispettoso".

Gli attentatori di Parigi si sono radicalizzati in carcere. Crede che questo pericolo esista anche in Svizzera?

"Qui da noi a Bitzi no. Ma so di guardie carcerarie in altre strutture che dileggiano i musulmani praticanti. Si rivolgono a loro sempre con termini come “Allahu Akbar” oppure “Müslim” (in tedesco si usa la “ü” al posto della “u” quando si vuole prendersi gioco di turchi e arabi, ndr). Provate a immaginare: già stare in prigione è una merda, poi si è anche costretti anche a sentire queste cose. Ciò può creare odio e aggressività".

Che piani ha dopo la scarcerazione?

"Vorrei emigrare in un paese musulmano. In Marocco o in Egitto. In Svizzera non mi sono mai sentito davvero a mio agio".

Come mai?

"Parlo di valori che nei paesi del Sud sono più importanti: il sociale, la famiglia e gli amici. Durante il mio primo permesso, dopo otto mesi di carcere, ho osservato molto i comportamenti della gente. Passano il loro tempo al telefono. Le conversazioni sono rare. Ho percepito un ambiente depressivo. Credo che le tentazioni in un paese islamico siano minori rispetto ai paesi occidentali plasmati sul capitalismo, dove un uomo riesce rapidamente a toccare il fondo. È più difficile trovare dell’alcol od organizzare feste eccessive. In un paese islamico credo che per me sarebbe più semplice imboccare la retta via".

Ci sono molti giovani musulmani che lasciano le loro case qui e vanno a combattere per lo Stato islamico. Cosa ne pensa?

"Questi giovani hanno buttato via le loro vite. Qualcuno che commette degli atti sanguinari per lo Stato islamico, ne porterà le cicatrici psicologiche per sempre".

*Nome noto alla redazione

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