Dopo la carambola nello spint finale di lunedì, non si placano le lamentele di Mark Cavendish
VERONA (Italia) - Il Giro d’Italia 2012 torna a casa dopo la parentesi inaugurale in Danimarca, senza però lasciare le polemiche nello Jutland. In particolare, sono le conseguenze della carambola innescata nello sprint di Horsens da Roberto Ferrari (Androni) a far discutere.
Lo sprinter italiano si è dichiarato innocente: "Quando è partito Farrar sono partito anch'io e forse Cavendish si è agganciato dietro. Non sapevo chi avevo dietro, quando siamo partiti mi sono buttato a destra, ho fatto la mia volata. Ero sulla mia traiettoria, quello che succede dietro non mi importa"
La sua manovra è stata così spericolata però da convincere la giuria a declassarlo all’ultimo posto (vale per le statistiche e i premi, ma non cambia la sostanza) e il direttore sportivo, Gianni Savio, a cercare di ricucire i rapporti in gruppo, chiedendo perdono al posto del suo pupillo: “Mi scuso con Mark Cavendish a nome della squadra e di Roberto per il suo compotamento scorretto, anche se non aveva intenzione di fare del male a qualcuno”.
Ma il campione del mondo era furibondo, oltreché dolorante, e ha accusato: “Ferrari non dovrebbe prendere parte ad uno sprint”; quasi dimenticando di tutte quelle volte che i colleghi lo hanno accusato delle stesse irregolarità.
Chi se la passa peggio di tutti è la maglia rosa, Taylor Phinney (BMC), anch’egli a terra nella carambola conclusiva con una profonda ferita al piede destro che ha fatto pensare anche al ritiro ma che è stata curata con tre punti di sutura; il ragazzone statunitense se l’è cavata senza fratture, come constatato dopo lunga attesa all’ospedale, ma fa fatica a poggiare il piede ed è salito in aereo a bordo di una sedia a rotelle, necessaria per non affaticare l’arto.
"Come va? Potrebbe andare meglio", ha risposto con un sorriso ai compagni della BMC che hanno cercato di rincuorarlo.
Mercoledì c’è la cronosquadre di Verona e la sua squadra è tra le favorite, ma molto dipenderà anche dalla sua capacità di recupero, necessaria per conservare un altro giorno – almeno – il sogno maglia rosa. (ITM)