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SVIZZERAPilatus amplia l'organico e investe negli Usa, Trump non fa paura

09.02.17 - 11:38
L'industria aeronautica ha assunto l'anno scorso 180 nuovi lavoratori e nel 2017 prevede di ingaggiarne altri 180
Pilatus amplia l'organico e investe negli Usa, Trump non fa paura
L'industria aeronautica ha assunto l'anno scorso 180 nuovi lavoratori e nel 2017 prevede di ingaggiarne altri 180

LUCERNA - Pilatus sta ampliando con decisione l'organico: l'industria aeronautica con sede a Stans (NW) - che ha circa 2'000 dipendenti - ha assunto l'anno scorso 180 nuovi lavoratori e nel 2017 prevede di ingaggiarne altri 180.

La società punta in particolare a potenziare la sua filiale negli Usa: una decisione presa già prima dell'elezione di Donald Trump alla presidenza, afferma il presidente del consiglio di amministrazione Oscar Schwenk in un'intervista pubblicata oggi dalla Handelszeitung.

Il 72enne sottolinea come Pilatus non intenda puntare su nazioni con costi del personale molto contenuti. "Vogliamo produrre dove sono i clienti, non chissà dove in un paese a bassi salari. Non produciamo articoli di massa".

Il manager che dal 1994 al 2012 è stato CEO di Pilatus dice comunque di rimanere bene orientato riguardo agli Usa, il principale mercato per il nuovo PC-24. Se Trump introdurrà dazi di importazione naturalmente Pilatus sarà toccata, ma l'azienda terminerà una parte della fabbricazione negli Stati Uniti. "Sono ottimista", afferma Schwenk, che si chiede anche: "c'è mai stato al mondo un commercio completamente libero?".

"Non avrei votato Trump, ma ancora meno Hillary Clinton", continua il dirigente con studi di ingegneria. "Trump ora non fa nient'altro che quello annunciato in campagna elettorale. Ora molti però si stupiscono, perché sono abituati a politici che non mantengono le promesse".

Di recente Pilatus ha organizzato una conferenza di vendita negli Usa e l'atmosfera era positiva. Ma non dappertutto è così, mette in guardia Schwenk: "in Messico è una catastrofe".

Riguardo in generale all'andamento degli affari, Pilatus non sta andando bene in Cina: la domanda di velivoli è calata dopo che le autorità hanno proibito ai funzionari di spostarsi in aeroplano fra le città. Ma il paese asiatico non rappresenta lo sbocco principale per i prodotti della società nidvaldese, sottolinea il presidente.

Il risultato 2016 - prosegue Schwenk - sarà buono, migliore di quanto atteso ma inferiore all'anno record 2015. I tempi di sviluppo del PC-24 - il jet d'affari concepito per poter atterrare anche su piste corte e sterrate - sono molto tirati, ma Pilatus prevede di consegnare il primo apparecchio in novembre alla società americana PlaneSense. Il Consiglio federale riceverà il suo nel 2018.

Le ordinazioni sono al momento bloccate - non si tratta di un trucco di marketing, sottolinea Schwenk - ma potrebbero essere riaperte l'anno prossimo. I PC-24 ordinati sono 84, a un prezzo compreso fra 9 e 10 milioni di dollari.

E riguardo alle voci di un possibile sbarco in borsa della società? "Chi mi conosce sa che Pilatus non va in borsa. Non c'è niente di vero. Zero. Nulla".

 

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