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GERMANIAIl killer di Amburgo non fu rimpatriato perché non aveva documenti

29.07.17 - 22:24
Ahmad A. è un palestinese di 26 anni, nato negli Emirati Arabi. Arrivò in Germania nel 2015 ma la sua richiesta d'asilo fu rifiutata
Il killer di Amburgo non fu rimpatriato perché non aveva documenti
Ahmad A. è un palestinese di 26 anni, nato negli Emirati Arabi. Arrivò in Germania nel 2015 ma la sua richiesta d'asilo fu rifiutata

AMBURGO - L'uomo che ieri ad Amburgo ha accoltellato clienti di un supermercato, causando un morto e sei feriti, è un islamista radicale conosciuto dalle autorità tedesche, ma non un jihadista. Ha disturbi psicologici e gli era stato negato l'asilo.

Ahmad A. - questo il nome diffuso dalla polizia - è un palestinese di 26 anni, nato negli Emirati Arabi, che era arrivato in Germania a marzo del 2015 dopo aver soggiornato in Spagna, Svezia e Norvegia. Aveva fatto richiesta di asilo, che gli era stata rifiutata, ma le autorità tedesche non erano riuscite a rimpatriarlo per mancanza di documenti, a parte un certificato di nascita emiratino.

Sulle motivazioni dell'attacco, però, non ci sono certezze. Ahmad ha agito da solo, ha reso noto il ministro dell'interno di Amburgo Andy Grote, specificando che il giovane «era conosciuto come un islamista ma non come jihadista» e soffriva di «disturbi» mentali. Inoltre, nella perquisizione del suo alloggio in un centro per profughi non sono emerse prove di appartenenza ad un'organizzazione terroristica. Da Berlino il ministro dell'Interno tedesco Thomas de Maiziere ha ricordato che «l'ideologia jihadista potrebbe essere utilizzata come giustificazione per azioni motivate da altre ragioni».

I fatti dicono che Ahmad si è introdotto in un supermercato della più grande catena tedesca, Edeka, ed ha preso dagli scaffali un coltello di 20 centimetri. Poi ha assalito sette persone - secondo alcuni testimoni gridando "Allah u Akbar" - provocando la morte di un 50enne e il ferimento degli altri sei, inclusa donna. La sua fuga è stata rallentata dalle persone che gli hanno lanciato delle sedie, prima dell'arrivo della polizia.

La cancelliera Angela Merkel ha espresso «profonda vicinanza» ai familiari delle vittime ed ha lodato il coraggio di coloro che hanno contribuito alla cattura del killer. Eppure l'attentato di Amburgo, l'ultimo di una lunga serie (cinque quelli di matrice islamista nel 2016), ha riacceso il dibattito politico sulla questione rifugiati, in vista delle elezioni di settembre. Sotto accusa c'è proprio il capo del governo, che ha aperto all'ingresso di oltre un milione di migranti dal 2015.

Il sindaco di Amburgo Olaf Scholz, ad esempio, ha espresso la sua rabbia perché l'attentatore del supermarket «era qualcuno che aveva chiesto la nostra protezione e poi ha scagliato il proprio odio contro di noi». Proprio come Anis Amri, il 24enne tunisino che falciò decine di persone con un camion a Berlino lo scorso dicembre. Che aveva fatto richiesta d'asilo ed era noto alle autorità come un radicalizzato.

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