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BURUNDIDopo il bagno di sangue, torna la calma a Bujumbura

14.12.15 - 13:32
Gli scontri nella capitale del Paese hanno provocato almeno 87 morti tra venerdì e sabato
Dopo il bagno di sangue, torna la calma a Bujumbura
Gli scontri nella capitale del Paese hanno provocato almeno 87 morti tra venerdì e sabato

BUJUMBURA - Da ieri sembra essere tornata la calma nella capitale del Burundi, Bujumbura, teatro di oltre 48 ore di scontri e tensioni che hanno provocato almeno 87 morti, secondo un bilancio diffuso dall'esercito.

Fonti ufficiali attribuiscono gli attacchi al gruppo d'opposizione "Sindumuja", sorto dopo la repressione delle manifestazioni contro il terzo mandato del presidente Pierre Nkurunziza.

È ancora ignoto il bilancio definitivo delle violenze cominciate all'alba di venerdì contro alcune basi militari nel quartiere di Ngagara. Secondo un portavoce dell'esercito, due giorni di scontri hanno fatto 87 morti, tra cui "79 nemici e 8 tra soldati e poliziotti".

Fonti di stampa - riferisce l'agenzia missionaria Misna in un dispaccio di questa mattina - parlano di una dura repressione attuata dalle forze dell'ordine nella notte tra venerdì e sabato in alcuni quartieri della capitale considerati vicini all'opposizione. I cadaveri una quarantina di giovani, vittime di esecuzioni sommarie, sono stati trovati a Nyakabiga, nel quartiere vicino di Rohero II e a Musaga.

Il sito di informazione locale Iwacu segnala poi che, secondo fonti indipendenti, non meglio identificati uomini armati sabato notte hanno aperto il fuoco contro la postazione di polizia di Gitandu, capoluogo del comune di Matana (nelsud del paese, a 94 km dalla capitale). L'amministrazione comunale domenica verso le 12.30 ha affermato che la situazione era ritornata alla normalità e che non si segnalavano morti o feriti.

In seguito dell'escalation della situazione e all'ondata di violenze senza precedenti a Bujumbura, il Dipartimento di Stato americano ha annunciato la partenza del personale diplomatico e consigliato ai concittadini residenti in Burundi di "lasciare quanto prima" il piccolo paese africano. Un comunicato diramato dalla rappresentanza diplomatica USA nella capitale sottolinea la "continua violenza nel paese" e "il mancato controllo su corpi di polizia ed esercito" da parte del governo burundese.

Le prime manifestazioni di protesta nel Burundi sono esplose il 25 aprile dopo che il partito al governo aveva nominato il presidente uscente come prossimo candidato alle elezioni, allora previste per il 26 giugno. A metà maggio c'è stato anche un tentativo di golpe mancato. L'elezione di Nkurunziza, il 21 luglio, ha poi scatenato altri mesi di violenze. Almeno 240 persone sono state uccise da aprile e circa 215'000 sono fuggite nei paesi vicini, secondo le Nazioni Unite.

Human Rights Watch (HRW) ha chiesto l'apertura "urgente di un'inchiesta seria ed indipendente per capire le circostanze esatte dell'uccisione di tutte queste persone". La presidente della Commissione dell'Unione Africana, Dlamini Zuma, ha accolto con "stupore e orrore" le testimonianze di esecuzioni sommarie giunte dal Burundi, ribadendo "l'urgenza di un dialogo nazionale davvero inclusivo".

Alle pressioni diplomatiche della comunità internazionale, il primo vice presidente burundese Gaston Sindimwo, alla guida di una marcia della pace tenuta nel fine settimana ai quattro angoli del paese dei Grandi Laghi, ha risposto che "le forze di difesa nazionale sono in grado di garantire la sicurezza a Bujumbura", aggiungendo che "siamo indipendenti e saremo in grado di sconfiggere gli stranieri che sostengono i gruppi terroristi nel nostro paese".

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