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MONDOI profughi sono distribuiti in maniera iniqua

04.10.16 - 02:01
Amnesty International accusa gli Stati più ricchi di essere all'origine di questa situazione problematica
I profughi sono distribuiti in maniera iniqua
Amnesty International accusa gli Stati più ricchi di essere all'origine di questa situazione problematica

LONDRA - Il 56% dei profughi nel mondo sono accolti in dieci Paesi, che insieme raggiungono a malapena il 2.5% del PIL globale. Lo riferisce oggi Amnesty International che, nella sua valutazione complessiva della crisi dei rifugiati, accusa gli Stati più ricchi di essere all'origine di questa situazione problematica.

Il rapporto documenta le condizioni precarie con le quali molti dei 21 milioni di rifugiati sono confrontati.

Secondo Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International, i leader mondiali dovrebbero dare il via a un dibattito serio, lavorando insieme e condividendo le responsabilità, per permettere a chi ha dovuto abbandonare il proprio Paese di ricostruirsi una vita altrove.

Attualmente, stando all'organizzazione, l'incombenza della questione ricade in maniera spropositata su un piccolo numero di Paesi confinanti o vicini a situazioni di crisi. Per esempio, il Regno Unito ha accolto dal 2011 meno di 8'000 siriani, mentre la Giordania (nonostante abbia una popolazione quasi 10 volte inferiore e l'1.2% del PIL britannico) ne ospita oltre 655'000. Il Canada è citato come modello positivo, dato che ha potuto ricollocare quasi 30'000 rifugiati siriani dal novembre 2015.

La relazione sottolinea come il problema non si limiti al Mediterraneo. Ad esempio, un numero crescente di profughi afghani è confrontato con «molestie da parte delle autorità pakistane», che hanno già forzato il rientro nel proprio Paese di oltre 10'000 di essi. Inoltre, più di 75'000 persone in fuga dalla Siria sono intrappolate lungo il confine con la Giordania.

Dal canto loro, altri rifugiati sono costretti a vivere in contesti terribili, dovendosi confrontare nei centri di accoglienza con condizioni difficili, quali il sovraffollamento e l'assenza di igiene e cure mediche adeguate. Ancora, alcune nazioni dell'Unione europea, così come l'Australia, sono accusate di «violazioni dei diritti umani sistematiche e abusi come strumenti politici» per allontanare i richiedenti asilo.

Il rapporto afferma che nei primi nove mesi del 2016 si sono registrati 3'500 morti tra chi ha tentato di raggiungere l'Europa via mare. In Centro America, i profughi subiscono violenze che vanno dal rapimento fino all'omicidio durante il loro viaggio attraverso il Messico in direzione degli Stati Uniti. Per le donne che transitano dalla Libia, invece, vi è un alto rischio di stupro.

Nel rapporto è proposta una soluzione alla crisi che, secondo Amnesty International, permetterebbe di trovare una casa al 10% dei rifugiati del mondo ogni anno, identificando inoltre la quota corretta di persone di cui ogni Stato dovrebbe farsi carico. Questo sistema si basa su criteri ritenuti obbiettivi, come la ricchezza, la popolazione e la disoccupazione.

La valutazione fatta da Amnesty International conclude che solo il 30% dei Paesi ha creato un programma di ricollocamento per i profughi. Se questa percentuale aumentasse fino al 60 o 90%, l'impatto sulla crisi sarebbe notevole.

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