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LUGANOLa montagna nella pittura di Vittorio Dellea al Festival dei Festival

02.09.15 - 06:00
Oggi mercoledì 2 settembre alle 19.30 alla SUPSI di Lugano-Trevano si inaugura la mostra d'arte intitolata "Tracce di percezione"
La montagna nella pittura di Vittorio Dellea al Festival dei Festival
Oggi mercoledì 2 settembre alle 19.30 alla SUPSI di Lugano-Trevano si inaugura la mostra d'arte intitolata "Tracce di percezione"

LUGANO - Si inaugura oggi, mercoledì 2 settembre alle 19.30 la mostra di Vittorio Dellea al Festival dei Festival di Lugano, Rassegna internazionale della cinematografia di montagna, giunto alla 22ma edizione. Si intitola “Tracce di percezione” ed è ambientata nell’ala ovest dell’aula magna della SUPSI di Lugano-Trevano. Rimane aperta fino a sabato 5 settembre e riunisce una ventina di dipinti ad olio e tecnica mista oltre a due tavole-oggetto assemblate e dipinte, che ricordano il suo lavoro con la scultura. La mostra rientra nella tradizione del Festival dei Festival, che ogni anno propone l’opera di un artista riferita alla montagna; negli anni scorsi sono state proposte mostre di Remo Patocchi, “le peintre des alpes”, Romolo Valsecchi, Dario Muller, Claudio Baccala, Guido Vicari, Vito Notari, Pierluigi Alberti ed altri.

Le opere di Vittorio Dellea hanno il sapore di una favola. Case, cascine, montagne, profili di vette e crinali, cristalli, vegetazioni, boschi, territorio. E là sopra, il cielo. Nei suoi quadri ci sono tutti gli elementi per ricollegarsi ad un mondo favoloso e mitico, ricco di presenze e di suggestioni. Sono i luoghi del cuore sui quali Dellea dipinge percorsi interiori utilizzando materie e colori naturali, manifestando anche in questo modo il suo rispetto-amore per la naturalità e la sacralità montagna. E qualcosa della montagna (cime, rocce, pascoli, cascine, passaggi, stagioni, memorie) percorre tutta la sua opera, le sue passioni (è un provetto cercatore di cristalli) ed anche la biografia.

Vittorio Dellea vive e opera tra Mezzovico e Camignolo, nei boschi e sui monti della Val Carvina, del Ticino, per estensione dell’arco prealpino. Nella sua opera prende le mosse da lontano, dalle origini della nostra cultura e sviluppa in questa stagione finale della civiltà rustica e popolare un’estetica che è un canto a questa civiltà. Con la pittura e i “legni” stabilisce un raccordo tra quel che siamo stati e quel che siamo, non trascurando quel tanto di nostalgia che si insinua dentro tutti nei nel moment dell’addio, per la verità sempre rinviato, ad una civiltà che - come ci ricorda lo stesso Dellea - credevamo finita e sulla quale abbiamo recitato tanti Deprofundis, ma che in verità è ancora dentro di noi e forse (forse) lo sarà sempre di più.

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