Cerca e trova immobili

BELLINZONAFa lavori in un giardino: ora gli vietano di entrare in Europa

20.08.14 - 07:07
Terribile sentenza per un giovane kosovaro nato in Ticino: via dalla Svizzera e dagli Stati Schengen per tre anni. Gli amici: "Decisione esagerata, non ha ucciso nessuno"
Colourbox
Fa lavori in un giardino: ora gli vietano di entrare in Europa
Terribile sentenza per un giovane kosovaro nato in Ticino: via dalla Svizzera e dagli Stati Schengen per tre anni. Gli amici: "Decisione esagerata, non ha ucciso nessuno"

BELLINZONA – Una visita dagli amici in Ticino, un lavoro di giardinaggio in un’abitazione privata, l’intervento della polizia e il mondo che di colpo diventa minuscolo. Sta costando carissima ad A.L., 23enne kosovaro, residente a Ravenna (Italia), ma nato a Bellinzona, la manutenzione di alcune piante svolta durante una vacanza nella Svizzera italiana. Alla multa sancita dal Ministero pubblico ticinese, ha fatto seguito il divieto da parte dell’Ufficio federale della migrazione di mettere piede in tutta la Confederazione e in tutti gli Stati dell’area Schengen per i prossimi tre anni. “Una sanzione severissima – spiega un amico ticinese di A.L. –. Questa è una grossa ingiustizia. Il nostro amico ha sbagliato e ha pagato. Ma non ha ucciso nessuno, perché negargli di circolare in Europa?”

Stato terzo - A inguaiare A.L. è soprattutto il fatto di appartenere a uno Stato extra europeo, il Kosovo appunto. “A chi proviene da Paesi terzi – sottolinea Attilio Cometta, capo della sezione dei permessi e della migrazione – la Confederazione difficilmente concede un permesso di lavoro. Tranne nei casi in cui si ha a che fare con personale altamente qualificato o in cui l’economia locale necessiti davvero del profilo in questione. Insomma, occorre dimostrare che c’è concretamente bisogno di questo lavoratore sul territorio”.

Permesso di lavoro - A questo va aggiunto quanto prevede la legge federale sugli stranieri. “Per potere svolgere un’attività lucrativa in Svizzera – evidenzia Lea Wertheimer, portavoce dell’Ufficio federale della migrazione – lo straniero deve essere in possesso di un permesso di dimora per soggiornare e per lavorare. Il fatto di svolgere un’attività lucrativa in Svizzera senza autorizzazione costituisce un reato sancito con una pena pecuniaria o detentiva”.

Lavoro nero - In questi casi, il lavoro in nero rappresenta un’infrazione che comporta pure un provvedimento amministrativo come il divieto d’entrata in Svizzera. “Il divieto d’entrata è pronunciato dall’Ufficio federale della migrazione – riprende Wertheimer –. Conformemente alle prescrizioni Schengen, tale provvedimento è valevole per tutti i Paesi dello spazio Schengen”.

Poche ore - Legge applicata alla lettera dunque. “Ma A.L. ha lavorato solo poche ore. Non ha senso un provvedimento tanto pesante, è esagerato”, dicono gli amici del giovane kosovaro nato in Ticino. Il fattaccio, documenti della Procura alla mano, risale al 12 novembre del 2013. Il giovane era entrato in Ticino solo due giorni prima. “E questo dimostra che l’attività lavorativa è stata svolta per pochissimo tempo”, aggiungono gli amici.

Fratello ricoverato in Francia - “Faremo il possibile per capovolgere questa sentenza”, annuncia da Ravenna Davide Baiocchi, avvocato del 23enne condannato. Il ragazzo tra l’altro ha un fratello gravemente malato ricoverato in Francia. “E per colpa di questa sanzione esagerata non lo potrà vedere per tre anni”, tuonano in coro gli amici di A.L..      

Infrazione grave - A Berna, intanto, sembrano irremovibili. “In un caso simile – sostiene Wertheimer – il fatto di lavorare poche ore o in modo continuato è ininfluente dal punto di vista della legislazione sugli stranieri”. Cometta aggiunge: “Le infrazioni commesse sono importanti. E proprio per evidenziarlo, a un procedimento penale ha fatto seguito un procedimento amministrativo. Non abbiamo una statistica, ma possiamo dire che non si tratta di un caso isolato”.  

Possibilità di ricorso - Contro la decisione dell’Ufficio federale della migrazione è, comunque, possibile fare ricorso al Tribunale amministrativo federale. “Spetterà poi ai giudici – conclude Cometta – stabilire se la sanzione andrà confermata, ridotta o addirittura annullata”.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE