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LOCARNOGioventù abbandonata sotto l'ala di Geronimo

16.08.14 - 18:37
Il film di chiusura della 67esima edizione del Festival del film di Locarno
Foto Keystone
Gioventù abbandonata sotto l'ala di Geronimo
Il film di chiusura della 67esima edizione del Festival del film di Locarno

LOCARNO - Spettacolare, lirico, frenetico. A chiudere la 67esima edizione del Festival del Film questa sera in Piazza Grande a Locarno sarà “Geronimo” di Tony Gatlif.

Geronimo è un'educatrice che lavora nel quartiere di Saint-Pierre dove le tensioni sono all'ordine del giorno e l'equilibrio tra le diverse etnie continuamente minacciato. La situazione precipita quando un'adolescente di origine turca si sottrae a un matrimonio forzato per raggiungere il suo innamorato, un giovane gitano. La fuga inevitabilmente accende la miccia tra i due clan, pronti allo scontro. Geronimo farà di tutto per fermare la follia che incendia il quartiere. 

Il film di Gatlif vuole essere soprattutto il ritratto di “una gioventù abbandonata – ha spiegato oggi in conferenza stampa il regista – Mi piaceva l'idea di fare un film sull'energia, quella dei giovani. Avevo un soggetto: una storia d'amore realmente accaduta, un matrimonio forzato e la fuga della promessa sposa, una fuga che implica un grande pericolo: quando lo fai sei cosciente che rischi la vita. Questo tipo di energia mi piaceva moltissimo. Un film è quello che si trasmette agli spettatori e cosa c'è di meglio dell'energia? “Geronimo” è un film sulla gioventù e sulla loro forza straordinaria, una gioventù oggi abbandonata dalle istituzioni”. 

Il sentimento di pericolo e l'urgenza di agire sono assieme alla musica una colonna portante della storia dominata da un ritmo sostenuto e da una grande fretta: “bisogna fare presto e la velocità serve proprio a questo, a evitare che la scintilla faccia esplodere un dramma – continua Gatlif – È una corsa con il cronometro, una storia di vita o di morte. È come se qualcuno fosse sul davanzale della finestra: non puoi perdere tempo devi agire. Anche qui c'è qualcuno che deve essere aiutato rapidamente e a farlo è Geronimo con il suo sguardo e la sua umanità”.

Due occhi intensi, dietro ai quali si può vedere un sentimento del tutto femminile, curiosamente arrivato solo in un secondo tempo: “Non avevo pensato a una donna per questo ruolo – conclude infatti il cineasta – il soggetto l'ho pensato ispirandomi a diversi educatori che mi è capitato di consocere. Tutto prevedeva ci fosse un uomo, poi mi è passata la voglia di filmare. Non sono solo i soldi che ti spingono a girare un film, io li avevo trovati ma il personaggio non mi ispirava più. Ho ripreso il casting dopo un anno e ho incontrato Céline, venuta per un altro personaggio. Lei parlava e io la guardavo e di colpo sono stato folgorato. I suoi occhi... Attraverso gli occhi, come dicono i gipsy, si può vedere l'anima. Mentre parlava vedevo il personaggio cambiare, adattarsi a una parte femminile. È lei che mi ha dato la voglia di fare il film”.

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