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TICINOViene prima il bene della madre o della bambina?

29.07.13 - 14:15
Papageno: in nome dei figli e dei futuri padri
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Viene prima il bene della madre o della bambina?
Papageno: in nome dei figli e dei futuri padri

Il caso di separazione di cui scriviamo oggi, è gestito da un pretore specializzato in divorzi. Vede coinvolta una coppia di coniugi e una figlia minorenne, in età preadolescenziale. Nelle procedure in cui sono coinvolti minorenni, il Pretore ha massimo spazio di manovra, sia nella raccolta delle prove che nel giudizio, prevalendo il bene del minore, indipendentemente dalle richieste dei genitori. Per decisione del pretore, finora tutti i costi (legali, peritali, ecc.) di questa separazione sono stati presi a carico dall’assistenza giudiziaria.

La madre, a cui è stata affidata la figlia, subito dopo la separazione dal marito inoltra istanza al pretore per essere autorizzata a partire all’estero con la bambina. Il padre si oppone. Il pretore respinge l’istanza in quanto il progetto della madre non è sufficientemente concreto. Dopo alcuni mesi la madre ne inoltra una seconda per poter partire verso un paese ancora più lontano. Durante queste procedure giudiziarie, numerosi operatori e servizi specialistici vengono interpellati dal pretore per tutelare il benessere della bambina: i servizi psicosociale (SPS) e medico psicologico (SMP), l’autorità regionale di protezione 8 (ARP 8), la curatrice educativa, il Punto d’incontro presso Casa Santa Elisabetta (CSE), l’associazione Agape con il progetto per minori "Attorno al fuoco", pediatri e psichiatri.

Molteplici gli scritti inviati al pretore, in cui gli operatori, concordi, attestano che il benessere presente e futuro della minore è messo in grave pericolo.

Lo psichiatra curante della madre ha finanche inoltrato nel 2011 una segnalazione con richiesta di intervento all’allora CTR, preoccupato che la paziente da mesi non si presentava agli appuntamenti e non seguiva più il trattamento psicofarmacologico con possibile conseguente aggravamento dello stato psicopatologico.

Di seguito alcune delle informazioni e preoccupazioni comunicate per iscritto al pretore, risp. alla ARP, da diversi specialisti coinvolti:

(1) "ho consigliato un sostegno psicologico per la bambina della psicologa…in due occasioni l’appuntamento previsto è stato disdetto"

(2) "La bambina, caricata dello stato d’animo della madre che fatica ad accettare la situazione, scarica la rabbia sul padre prendendolo a calci. Crediamo che solo un lavoro terapeutico sulla minore possa riposizionare tutti i membri della famiglia nel loro ruolo"

(3) "[la bambina] con la madre sembra avere un’alleanza acritica…rispetto al padre invece mostra una notevole insofferenza e aggressività… tende a rifiutare il padre nella sua passività, è irritata da lui e desidera espellerlo, mentre assume un ruolo di protezione verso la madre… sembra essersi iperadattata alle esigenze materne, annullando le proprie."

(4) "L’atteggiamento della madre verso il padre coinvolge la bambina e rischia di manipolarla fino al punto di portarla ad avere un’affettività coartata nei confronti del padre…nei confronti della madre mostra una capacità di comprensione e una remissività degni di una persona adulta, per poi riversare tutta l’aggressività verso il padre. Questa sorta di scissione ci preoccupa rispetto all’equilibrio psichico della bambina. È fondamentale che la bambina possa avere uno spazio per­sonale in cui poter elaborare i propri vissuti. Riteniamo… in aggiunta ad un eventuale educatore, sia fondamentale la presenza di una persona che possa sorvegliare, anche a domicilio, che i bisogni e le necessità della bambina siano rispettati. Naturalmente qualsiasi misura deve essere messa in atto indipendentemente dal luogo di vita della bambina. I genitori non possono essere ritenuti idonei a svolgere adeguatamente le loro funzioni genitoriali. In effetti, l’aspetto psicotico e simbiotico della madre ha precluso l’introduzione della figura del terzo nella loro relazione. Per questo nonostante tutto non è possibile pensare un allontanamento della bambina dalla madre, per­ché ciò le farebbe vivere un’angoscia paragonabile alla perdita di una parte di sé. I rischi concernenti lo sviluppo affettivo della bambina sarebbero maggiori in un allontanamento, che nel darle la possibilità di elaborare la separazione in un primo tempo con una psicoterapia e in un secondo tempo grazie all’effetto biologico intrinseco dell’adolescenza… sarebbe auspicabile che la bambina potesse continuare ad avere dei diritti di visita col padre, figura essenziale per accedere a un nuovo concetto di realtà: la bambina e la madre non sono un’unica persona e la madre non è l’unica genitrice."

(5) "a tutt’oggi ha preso contatto con noi solo il padre, che tuttavia non ha in custodia la bambina. La madre non ha ancora segnalato la figlia e vista la gravità della situazione ci troviamo a dover condividere con voi l’idea di poter decretare una presa a carico della bambina da parte della vostra autorità."

La madre nel mentre sembrava facesse di tutto per sottrarre se stessa e la bambina agli accertamenti e agli interventi dei servizi sociali preposti: non ha voluto svincolare dal segreto medico i suoi psichiatri curanti, né ha attuato gli ordini impartitigli dal pretore, in particolare di sottoporre la bambina ad una psicoterapia presso l’SMP e farla partecipare agli incontri "Attorno al fuoco". Il pretore a riguardo definisce l’atteggiamento della madre "non collaborativo e irrispettoso" per il fatto che la bambina "non ha partecipato al progetto Attorno al fuoco, programmato e più volte ordinato dallo scrivente magistrato".

Il pretore, dopo ben due anni di procedura, ha deciso di imporre una curatela educativa con i com­piti di incontrare regolarmente la minore e monitorarne lo sviluppo, mediare i contatti tra i genitori, sorvegliare e guidare l’eventuale preparazione di un trasferimento all’estero di madre e figlia, tutelare e monitorare le relazioni paterne. Successivamente la stessa curatrice educativa, il cui lavoro è stato reso molto difficoltoso dalla madre negandosi per un mese, scrive all’ARP 8 chiedendo l’intervento dell’UFaM (Ufficio famiglie e minorenni): "La scrivente è molto preoccupata… ho potuto vedere una bambina estremamente adultizzata… coinvolta altresì nei di­sagi economici della madre, tanto da chiedere continuamente del denaro al padre e obbligarlo a fare la spesa alla madre durante i diritti di visita…La scrivente…reputa l’eventuale partenza della minore troppo frettolosa e soprattutto propone di effettuare, a titolo preventivo, una valutazione dello stato di salute psichico della bambina".

Inspiegabilmente, davanti all’ostruzionismo della madre, il pretore non ha fatto mettere in atto concretamente nessuna delle misure richieste e proposte sia da lui stesso che dagli specialisti da lui consultati.

Il padre, preoccupato e disperato, avendo saputo dalla figlia il venerdì 5 luglio che partirà con la madre all’estero martedì 9 luglio, inoltra un’istanza in via urgente alla Pretura 6 di Lugano. Neppure la curatrice era stata messa al corrente della partenza, al contrario della ARP 8, che già lo sapeva dal 28 giugno ma che incomprensibilmente non ha avvisato né la curatrice né il padre.

Il ruolo del magistrato è cercare di determinare quale sia la soluzione che meglio tuteli la minore e che le garantisca le condizioni per uno sviluppo affettivo, psichico, morale ed intellettuale adeguato. Di fronte al quadro sopradescritto e alle molteplici segnalazioni di preoccupazioni che giungono dagli operatori specialistici coinvolti dal pretore medesimo, l’avvocato respinge la richiesta del padre e autorizza la madre a partire all’estero portando con sé la bambina. Respinta l’istanza in via urgente, si dovrà ora dibattere in aula nuovamente il caso ed il pretore dovrà decidere in via definitiva. Per il futuro della bambina, dunque, non tutte le speranze sono perdute.

Coloro che conoscono questa vicenda, sconvolti, si chiedono: "Perché il pretore ha dato priorità alle esigenze della madre piuttosto che al benessere della bambina? Perché non ne ha impedito la partenza all’estero? Perché non ha considerato quanto da lui stesso affermato ossia che "nell’ambito della valutazione delle prove per la decisione finale si terrà conto di quanto la madre avrà fatto e farà per salvaguardare e promuovere il benessere della figlia"? Avendo egli ampio potere di giudizio, perché non ha ordinato un "collocamento parziale" (diurno o notturno) della minore, come già avvenuto in altri casi? Ciò avrebbe sicuramente permesso una presa a carico della bambina da parte dei servizi sociali e degli specialisti coinvolti, dai quali la madre ha fatto di tutto per sottrarsi, tanto da partire all’estero. Un tale collocamento avrebbe altresì permesso un graduale distacco della bambina dalla patologica simbiosi materna, e permesso nel contempo alla madre sotto stretta sorveglianza - di incontrare la bambina regolarmente ogni giorno e di pranzare e/o cenare con lei. La figlia avrebbe pure beneficiato della regolare e costante presenza paterna, necessaria al suo sviluppo affettivo, psichico, morale ed intellettuale.

Ci auguriamo, per il solo bene della bambina, che il pretore ritorni sui suoi passi. Vi terremo informati sugli sviluppi futuri.

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