La neutralizzazione dei valori di stima infiamma il Parlamento

Dopo un dibattito piuttosto acceso, la decisione di rinviare la discussione al prossimo anno. «Obiettivo: voto polare a giugno 2026».
BELLINZONA - Tutto rinviato, e non senza polemica. Con l’obiettivo, comunque, del voto popolare a giugno 2026.
Il voto in Parlamento - Con 54 voti a favore (25 i contrari e 5 gli astenuti), il Gran Consiglio ha deciso di rimandare in commissione della Gestione il dossier relativo alla neutralizzazione dell’aumento dei valori di stima.
Oltre 17'000 firme - L’iniziativa popolare costituzionale, in forma elaborata, era stata proposta a ottobre 2022 da un comitato interpartitico formato da Udc, Lega, Plr e Centro: raccolse migliaia di firme. L’obiettivo è l'inclusione nella Costituzione cantonale del principio della suddetta neutralità per quanto concerne il prelievo di tributi e la concessione di prestazioni, aiuti e sussidi.
«Serve chiarezza» - «Il tema è complesso - ha argomentato Matteo Quadranti (Plr), chiedendo il rinvio - e alcuni argomenti necessitano di chiarimenti». D’accordo anche il socialista Ivo Durisch: «Siamo scettici anche sull’applicabilità della parola “neutralizzazione”. Per noi è solo fumo: serve capire chi verrà penalizzato».
L'affondo dell'Udc - Sugli scudi, e con particolare asprezza, i deputati leghisti e democentristi. «Arrivare oggi a dire che servono ulteriori approfondimenti è pretestuoso - ha risposto Roberta Soldati (Udc). Oggi bisogna votare sul principio costituzionale. Il resto è "un affare di domani"». Gli fa eco il collega di partito Sergio Morisoli «Stiamo decidendo di permettere al popolo di votare qualcosa che oltre 17’000 cittadini hanno firmato».
Bignasca: «Non si gioca con la democrazia diretta» - Durissimo Boris Bignasca (Lega): «Mi fa imbestialire vedere come si sta giocando con la democrazia diretta. A questo proposito, mi rivolgo alla sinistra e al Centro: è un principio, deve valere sempre. Sul tema, col Consiglio di Stato abbiamo avuto un paio di confronti e ho perso le speranze». Accuse rispedite al mittente da parte di Ps e Plr.
«Si torni però qui a febbraio» - Sul punto, il Centro si è schierato a favore del rinvio: «Con la garanzia - ha commentato Fiorenzo Dadò - che si torni qui a febbraio». Per il consigliere di Stato Christian Vitta «non ci sarebbe peggior cosa che andare di fronte al popolo con interpretazioni che divergono in maniera palese. Anche se si tornasse qui a gennaio o febbraio, la prima data utile per il voto popolare resterebbe comunque a giugno. Quindi non cambia nulla».



