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LUGANOReligioni e sette e i tanti volti di Dio. Il teologo: «Urgente trovare nuove risposte al bisogno di senso»

13.03.24 - 09:38
Il Prof. Adriano Fabris, Direttore dell’Istituto “Religioni e Teologia” all'USI: «L'esperienza di fede si sta trasformando»
Foto TiPress
Religioni e sette e i tanti volti di Dio. Il teologo: «Urgente trovare nuove risposte al bisogno di senso»
Il Prof. Adriano Fabris, Direttore dell’Istituto “Religioni e Teologia” all'USI: «L'esperienza di fede si sta trasformando»
«La parola “religione”, dal latino “religamen”, rimanda all’ambito delle relazioni buone tra l’essere umano e la sfera divina. Ciò non accade nel caso delle sette»

LUGANO - Uomo e religione, un rapporto secolare spesso influenzato da cambiamenti, nuove "liturgie" o vie alternative che a fasi alterne tendono ad attraversarlo e scuoterlo. Non viene risparmiata da certi - per alcuni - destabilizzanti venti di ispirazione più o meno sacra, la religione cristiana, di cui da tempo viene messa in discussione la "tenuta" dei suoi fondamenti in un mondo che cambia e dove il suo messaggio non sempre sembra passare più come una volta.

Tra fuga di credenti e scandali, il termine crisi risuona spesso quando si affronta il tema dello stato di salute oggi della Chiesa cattolica e del cristianesimo. I recenti fatti di cronaca poi (il massacro di Altavilla, in Sicilia), che hanno riportato alla ribalta il preoccupante fenomeno delle sette, sembra ricordare alle tradizionali roccaforti religiose quanto oggi sia ancora più "vitale" il loro ruolo di portatrici sane di fede. Ne abbiamo parlato con il Professor Adriano Fabris, Direttore dell'Istituto "Religioni e Teologia" della Facoltà di Teologia affiliata all'Università della Svizzera italiana (USI).

Professore, cosa spinge a Suo avviso alcuni individui a cercare le vie di una "diversa" appartenenza religiosa?
Come mostra un volume in corso di pubblicazione (P. Bignardi, R. Bichi, a cura di, Cerco dunque credo?, Vita& Pensiero, frutto di una ricerca dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo di Milano), oggi l’esperienza di fede si sta fortemente trasformando. Al posto di una fede vissuta all’interno di una comunità istituita, come ad esempio quella della Chiesa, emergono forme individuali di spiritualità, che si sviluppano anche al di fuori delle religioni tradizionali. Tali forme di spiritualità, come mostra la ricerca, promuovono l’interiorità (cioè la ricerca di una risposta nel proprio intimo alle domande di senso), il rapporto con la natura (cioè una ricerca del divino anche attraverso questa via), nuove forme di connessione (intese come modalità differenti rispetto al passato di sperimentare relazioni religiose). L’Istituto “Religioni e teologia” della Facoltà di teologia di Lugano, affiliata alla USI, ha iniziato a monitorarle, per quanto riguarda specificamente il Canton Ticino, all’interno di un progetto di mappatura delle comunità religiose online che è appena partito.

Quanto di religioso - nell'accezione più alta e cristiana del termine - è stato trafugato impropriamente dalla miriade di sette più o meno ufficiali che predicano il "collegamento" con qualcosa di sacro?
La parola “religione”, dal latino “religamen”, rimanda all’ambito delle relazioni buone tra l’essere umano e la sfera divina, nonché alle relazioni virtuose fra gli esseri umani. Una relazione buona è quella che produce buoni frutti e che favorisce le relazioni con gli altri. E’ evidente che ciò non accade nel caso delle sette, le quali si rinchiudono in se stesse ed escludono chi non la pensa come i loro adepti. C’è quindi un fraintendimento totale di ciò che è proprio dell’esperienza religiosa.

Secondo lei, quanto è fondata l'opinione secondo cui alla base di una non meglio quantificata fuga verso altre forme del credere (alcune di queste anche espressione di una deriva pericolosa della tensione verso qualcosa di divino), vi sia una crisi profonda in seno alla religione cristiana non più in grado come un tempo di "convincere" il credente?
La ricerca del Toniolo di cui parlavo prima mostra come, soprattutto fra i più giovani, la religione cristiana viene vissuta soprattutto come una serie di precetti imposti da un’istituzione. Gli stessi riti non sembrano più coinvolgere. Afferma un ragazzo intervistato da Bignardi e Bichi: “Alla fine, mi ritrovavo sempre a ripetere le solite preghiere un po’ a pappagallo perché tutti le dicevano e a non crederci davvero”. E’ urgente dunque, in ambito cristiano, trovare nuove forme per rispondere al bisogno di senso in maniera conforme al Vangelo.

Come fronteggia la Chiesa il preoccupante fenomeno dei riti satanici che le recenti cronache (è il caso del massacro della famiglia di Altavilla, in Sicilia) hanno riportato alla ribalta? Quali sono le azioni concrete che il massimo istituto cristiano mette in atto?  
Da parte della Chiesa cattolica c’è sempre stato un grande impegno nel contrastare questi fenomeni e nel mostrare che essi sono modi totalmente sbagliati di fare i conti con il male presente nel mondo. Il cristiano, infatti, deve operare concretamente e pubblicamente per fare il bene evitando qualsiasi forma di settarismo, di superstizione e di fondamentalismo.

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