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TICINOStrage Marrakesh, la famiglia di Morena: "Ci siamo sentiti abbandonati da Berna"

06.05.11 - 08:43
Parla la mamma di Morena Pedruzzi. La famiglia lamenta il fatto di non aver ricevuto il sostegno promesso loro da Berna: né servizio di sostegno psicologico, né un interprete
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Strage Marrakesh, la famiglia di Morena: "Ci siamo sentiti abbandonati da Berna"
Parla la mamma di Morena Pedruzzi. La famiglia lamenta il fatto di non aver ricevuto il sostegno promesso loro da Berna: né servizio di sostegno psicologico, né un interprete

ZURIGO - Morena Pedruzzi, una delle due ragazze rimasta ferita nell'attentato di Marrakesh in cui hanno perso la vita Andrè e Corrado, si trova tuttora nel reparto di terapie intensive all’Ospedale universitario di Zurigo. Le sue condizioni sono stabili. Ha subito delle importanti operazioni, e altre dovrà affrontarle nell'immediato futuro. La sua degenza in ospedale sarà lunga, e nessuno può al momento valutare per quanto tempo la ragazza sarà costretta a restare in ospedale.

La mamma di Morena, la signora Alma Pedruzzi, ha rotto il silenzio e intervistata da laRegioneTicino ha dichiarato: "Il Signore ha guardato giù, ci ha aiutato. La figlia ce l’abbiamo lì, ma ha davanti una lunga sofferenza. E a vederla soffrire così, stiamo male".

La famiglia, che alloggia attualmente in un albergo di Zurigo, ha voluto anche puntualizzare che non ha ricevuto il sostegno promesso loro da Berna. "Siamo arrivati qui che non c’era nessuno - ha raccontato la signora Pedruzzi - ci hanno messo in una cameretta ad aspettare. Quasi quasi non ce le facevano neanche vedere". La famiglia  è rimasta venerdì, sabato e domenica sul marciapiede, sulle panchine, ad aspettare che i medici dicessero qualcosa.

La lingua ha costituito inevitabilmente una grossa difficoltà. "Avrebbero almeno potuto mandarci un interprete - ha tenuto a evidenziare il fratello di Morena che vive e lavora a Zurigo - Se non ci fossi stato qua io, sarebbe stato impossibile comunicare. Eppure qui c’è abbastanza personale qualificato per capire che sarebbe opportuno mettere a disposizione qualcuno che stia con la famiglia. Almeno i primi due giorni. Quando abbiamo domandato se c’era un servizio di sostegno psicologico, ci hanno risposto che dovevamo chiederlo. Questa è stata la cosa più difficile per noi. Per fortuna c’erano gli amici di Morena e Cristina ad aiutarci. E la famiglia di Cristina: almeno siamo due famiglie, ci si aiuta a vicenda e non siamo proprio soli".

Dunque la presenza delle autorità federali è stata piuttosto scarsa, secondo quanto hanno dichiarato la mamma e il fratello di Morena. "Forse è psicologicamente difficile per loro venire in questi casi a parlare con noi - ha detto il fratello Marcello - al telefono ho sentito più il console di Rabat che il Dipartimento degli affari esteri. Certo, sono stati molto gentili con noi: ci hanno promesso sostegno psicologico ed interpreti. Non abbiamo visto nulla. E non si sono fatti sentire per niente. Neppure una telefonata per gli auguri di pronta guarigione".

A sostenere psicologicamente la famiglia è intervenuto il Servizio di aiuto alle vittime di reati del Canton Ticino, ed anche gli amici, soprattutto quelli della Carnasc Band di Cadenazzo. "Mi sono resa conto adesso che è veramente una famiglia" ha detto la signora Pedruzzi.

 

 

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