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LUGANOIo ex anoressica difendo Sanavita e il dottor Waldo Bernasconi

01.12.08 - 12:21
di Silvia Bonacina
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Io ex anoressica difendo Sanavita e il dottor Waldo Bernasconi
di Silvia Bonacina

Venerdì 7 novembre il Pubblico Ministero Dr. Mariano Fadda ha concluso le indagini preliminari nei confronti Waldo Bernasconi e dei suoi collaboratori. Più di 18 mesi fa la procura di Como aveva avviato delle indagini sull’
operato della Casa di Cura sanaVita a Lugano, di Cascina Respaù e Forum Crisalide a Como. A conclusione delle indagini mi trovo rinviata a giudizio per truffa e associazione a delinquere.

A diciotto anni iniziai a soffrire di anoressia: cominciai a non mangiare, a ridurre sempre più la mia alimentazione.
Dentro di me solo solitudine, angoscia, dolore e ambivalenza nei confronti della vita. Inizialmente nonostante i miei 30 kg per 166 cm. di altezza mi sentivo forte, tutto era sotto il mio controllo. Dopo un anno iniziò la bulimia.  Mangiavo e vomitavo. Mentivo a tutti. Mi tagliai più volte. Provavo tanta vergogna e schifo per quel che facevo.  Dapprima, comunque, una parte di me si sforzava nel mantenere un certo equilibrio apparente: dopotutto ero iscritta a medicina, avevo un ragazzo, degli amici. Poi persi ogni inibizione: le mie abbuffate divennero praticamente “pubbliche”.  Fui seguita, dapprima per volontà dei miei genitori, da psicologi, psichiatri. Mi sottoposi a terapie di gruppo, a consulenze familiari e individuali. Decisi di farmi ricoverare in un reparto per disturbi alimentari. Ma anche questa esperienza fallì: secondo la psichiatra ero un caso ormai cronico, con probabilità di guarire nulle. Poi venni a conoscenza di Forum Crisalide e del protocollo neorechiano: con i miei genitori decidemmo di tentare questa ultima strada. Furono mesi duri, ricchi di esperienze ma alla fine guarii. Consapevolizzai ed affrontai le paure che il cibo nascondeva. Il mondo cambiò ed iniziai a vivere nella normale serenità di una ragazza di venticinque anni. Mi iscrissi ad un programma di formazione per consulenti e - pervasa da un sani idealismi - mi offrii come volontaria a Forum Crisalide. Ebbe inizio una nuova fase della mia vita: da ammalata egocentrata potevo ora investire la mia energia per  aiutare altre ragazze che soffrivano di quei disturbi che, per anni, avevano devastato la mia esistenza.  

Poi fulmine da ciel sereno! Agli inizi del 2007 appresi che sanaVita, Waldo Bernasconi ed il suo staff (mecompresa) erano additate dalla stampa tutta come persone spregevoli, approfittatrici e incompetenti; i centri di cura e di aiuto legati al protocollo di cura neoreichiano come una specie di prigioni/bordelli. Il tutto partiva da un indagine promossa da Mariano Fadda della Procura di Como. Il mio primo sentimento fu di rabbia e di sbalordimento. Ma come, io in quella struttura ci ero stata. Lì ero guarita. I miei familiari conoscevano quelle persone e sapevano dei loro sforzi per aiutare ragazze e ragazzi con problemi alimentari! Qualcuno ha voluto distruggere una cosa che funzionava, che era presa a modello da altre istituzioni, che era spesso “ispezionata” da dirigenti delle nostre ASL. Io ho passato mesi, come paziente, in quelle struttura e mai una volta mi sono sentita costretta a fare qualche cosa, mai fu violata la mia persona. Era una terapia diversa è vero! Waldo Bernasconi aveva descritto sanaVita come una comunità, non una clinica psichiatrica. Aveva parlato a me e ai miei famigliari di disciplina, di regole: quelle regole che chi soffre di un disturbo alimentare non ha o non sa gestire. Ci spiegò che la malattia si sconfiggeva con fatica, che avrei dovuto lottare, che non esistevano bacchette magiche o farmaci miracolosi. Lo stesso discorso veniva fatto a tutte le ragazze che erano lì con me. E le stesse informazioni erano divulgate da Forum Crisalide. Nella mia attività di volontaria presso Forum Crisalide spiegavo alla mia utenza che il percorso proposto da Bernasconi ruotava attorno al corpo: un viaggio alla scoperta di emozioni e sentimenti, di espressioni e comunicazione che nella malattia si erano rattrappite.

E nella repressione di emozioni e sentimenti una ragazza reprimeva anche la propria sana sessualità. E’ vero: a sanaVita si parlava di sesso, alcune esperienze - come insegnano Alexander Lowen e Wilhelm Reich, padri della terapia bioenergetica -  erano sottese a liberare una sessualità repressa. Ma il tutto avveniva nel pieno rispetto della persona e non nella violenza! (Ma forse il parlare di sessualità è reato in questa moderna Repubblica?).
Il protocollo neoreichiano, adottato dalle strutture facenti capo a Bernasconi non è certo l’unico valido per la cura delle problematiche alimentari. Ma ciò non toglie che decine e decine di ragazze hanno ritrovato - grazie a quel protocollo - la gioia di vivere.
Sono colma di rabbia ed incredula anche per il modo con cui sembrano essere state condotte le indagini. Diversi testimoni mi hanno riferito di assolute parzialità e faziosità nella conduzione degli interrogatori. Ma di queste se ne occuperanno gli avvocati. Ho letto protocolli di interrogatorio secondo i quali a sanaVita  sarebbero state fatte delle violenze e delle truffe. Non è vero. Io c’ero. Ma questa malattia porta a mentire. Ve lo dice una che ha fatto soffrire molte persone, che ha rubato, che ha mentito e raccontato bugie. Anch’io ho amato e odiato follemente Waldo Bernasconi.
Ma poi ho riconosciuto che ciò era parte della mia malattia. Era la mia vita. Quante persone ho trattato con amore in un momento, poi con odio e nuovamente con amore per paura di lasciarmi vivere nei miei sentimenti?
In questi anni ho visto ragazze giungere a sanaVita, alcune guarire, altre interrompere il percorso non ritenendolo adatto alle loro caratteristiche personologiche. Non tutte sono guarite, alcune stanno ancora molto male, altre purtroppo non ce l’hanno fatta, la malattia a vinto. Questo lo accetto, questa è la verità che io ho vissuto.

Per la Procura di Como io sono una truffatrice. Truffatrice? Io non ho fatto altro che raccontare la mia verità, quella verità che mi ha permesso di tornare alla vita. Ho cercato di convincere gli utenti di Forum che la malattia non è una condanna, che poteva essere vinta se si accettava di mettersi in discussione, di entrare in terapia. Non a sanaVita ma in terapia comunque. Questo è il mio delitto: quello di credere in qualche cosa che a me e a tante altre ha permesso di ritrovare armonia ed affetti. E qualunque sarà l’esito di questa storia io continuerò a credere e a diffondere il “verbo” di Bernasconi. 
Silvia Bonacina

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