LUGANO - Sono accuse pesanti quelle contenute nelle 32 pagine che compongono l’"Avviso di conclusione delle indagini preliminari" sull'inchiesta nei confronti di Waldo Bernasconi, il medico della clinica "Sana Vita di Breganzona e della Cascina Respaù di Como. Nel documento del Pubblico ministero di Como Mariano Fadda a Waldo, i cui passaggi sono stati pubblicati sull'edizione odierna de laRegioneTicino, gli inquirenti italiani parlano di Waldo Bernasconi e delle altre undici persone indagate come di un'associazione "al fine di commettere una serie indeterminata di condotte di esercizio abusivo delle professioni di medico, di psicologo e di psicoterapeuta e, attraverso queste, una serie indeterminata di condotte di truffa in danno di privati e di enti pubblici, incentrate sulla somministrazione di costose pseudo-cure a persone afflitte da disturbi dell’alimentazione e del peso, da porre a carico di costoro o dei loro prossimi congiunti, e in taluni casi a carico del Servizio sanitario nazionale italiano".
Per il Pubblico ministero Bernasconi avrebbe "istituito e gestito una serie di associazioni non riconosciute (Scuola internazionale neoreichiana di Campione, Westdeutsche Akademie a Varese e a Massagno, Forum Crisalide a Verbania e Como, precisa la RegioneTicino) aventi come scopo quello di dare apparente lustro scientifico alle competenze professionali e accademiche del Bernasconi, in realtà inesistenti".
Nei confronti della SanaVita di Breganzona il Procuratore Fadda scrive: "La struttura veniva presentata come all’avanguardia nella cura delle gravi patologie psichiche connesse ai disturbi dell’alimentazione (...) benché si trattasse di strutture prive di adeguate risorse mediche e infermieristiche, e le terapie praticate si riducessero di fatto alla somministrazione incontrollata di psicofarmaci e all’applicazione di pratiche dagli eloquenti nomi di ‘teatroterapia’, ‘ludoterapia’, ‘shopping terapia’ e ‘massaggio pubico’".
Inoltre "il circuito imprenditoriale facente capo al Bernasconi – scrive Fadda – otteneva il pagamento di ingenti somme (nell’ordine di 300 franchi svizzeri per ogni giorno di ricovero, oltre alle spese per le sedute individuali con il sedicente ‘professore’ e a diversi extra) o, quale alternativa prospettata agli ospiti meno abbienti, l’inserimento di questi ultimi nell’organigramma delle aziende per l’espletamento di mansioni lavorative non retribuite".