Roberta Soldati, UDC - Candidata al Consiglio nazionale
Ogni anno in questi periodi assistiamo sempre allo stesso teatrino: annuncio dell’aumento dei premi della cassa malati, estenuanti polemiche sui media, proposte variegate, promesse e poi il nulla, fino al prossimo annuncio o fino alla prossima campagna elettorale.
Credo che sia ora e tempo di riformare il sistema LAMal, poiché esso ha dimostrato tutte le sue criticità e la “politica dei cerotti” adottata negli ultimi anni, come quella di ancorare i premi ad una percentuale massima del reddito, non riuscirà a risolvere i continui e sistematici aumenti dei premi.
Anche aumentare gli aiuti, necessari per dare un po’ di respiro alle famiglie, non avrà alcun effetto risolutivo, poiché qualcuno – il ceto medio – sarà chiamato a pagare maggiori tasse e imposte per permettere allo Stato di elargire sempre più sussidi.
Questo crea un sistema perverso a discapito del ceto medio. Bisogna essere chiari: sino a oggi non c’è mai stata una vera volontà di agire sui costi, che negli ultimi 10 anni sono lievitati di Fr. 25 miliardi. Basti pensare che il 20% degli interventi,
il cui costo è di circa Fr.6 miliardi, sono inutili o dannosi.
A fronte di questo dato bisognerebbe chiedersi se il nostro sistema non incentiva troppo le prestazioni. Credo che anche la digitalizzazione possa contribuire in parte al contenimento dei costi. Il sistema attuale ha dimostrato tutti i suoi limiti, per cui esso va totalmente ripensato. Di principio sono abbastanza scettica sulla cassa malati pubblica, poiché se non si interviene in modo deciso e massiccio sui costi, essa non servirà a nulla, se non a creare una voragine di debiti a carico dello Stato.
Debiti ai quali qualcuno dovrà farvi fronte e come al solito toccherà al ceto medio a dover pagare il prezzo più alto.
È ora e tempo che i politici e ciascun attore si assumano seriamente le proprie responsabilità. È un atto dovuto alla popolazione e non solo nei periodi pre-elettorali, altrimenti non meravigliamoci che le cittadine e i cittadini svizzeri sfiducianti, non si rechino più a votare.