Le previsioni dello storico Urs Altermatt: in fondo sarà «un ritorno alla normalità»
AARAU - È un rinnovo del parlamento in Svizzera caratterizzato da una campagna elettorale con poco mordente, che segnerà l'avanzata del Centro, vedrà UDC e PS recuperare quanto perso quattro anni or sono e comporterà un calo per i Verdi e PLR: è questa l'analisi di Urs Altermatt, lo storico noto per il suo libro "I consiglieri federali svizzeri", pubblicato anche in italiano.
«Solo l'UDC cerca la mobilitazione» - «È probabilmente la campagna elettorale più fiacca da molto tempo a questa parte», afferma l'esperto in un'intervista pubblicata oggi dalla Scheweiz am Wochenende. «Solo l'UDC cerca la mobilitazione, con la migrazione e la Svizzera da 10 milioni di abitanti. Sembra che gli altri partiti si stiano affidando alla strategia di smobilitazione che Angela Merkel ha usato per diventare quattro volte cancelliera tedesca».
Secondo l'ex rettore dell'Università di Friburgo sono tre le domande a cui dovranno rispondere le elezioni. «In primo luogo, l'UDC sarà il primo partito in Svizzera a superare la soglia del 30% da quando il Consiglio nazionale è stato eletto su base proporzionale? Sarebbe davvero storico, sarebbe il primo ad andar oltre tale soglia. In secondo luogo, il Centro supererà il PLR? E terzo: quanto perderanno i Verdi?».
Il ritorno alla normalità - Ma i democentristi, che nel 2019 si erano fermati al 25,6%, possono davvero aspirare al 30%? «Prevedo che l'UDC si riprenderà ciò che ha perso nel 2019: 3,8 punti percentuali. Non si tratterebbe quindi di una sensazione, ma di un ritorno alla normalità. La migrazione è il grande tema dell'Europa di oggi».
Male il PLR - Il PLR è invece in difficoltà. «In tutta Europa vedo un impressionante scivolamento a destra, un'ascesa dei partiti di estrema destra, in Italia con Giorgia Meloni, in Austria con l'FPÖ, in Germania con l'AfD. C'è una complessa situazione che non va a beneficio del Grand Old Party, il tradizionale partito di stato PLR».
Il cambio di nome giova al Centro - Il Centro sembra per contro avere il vento in poppa. «Con il nuovo nome il partito ha finalmente detto addio al suo passato cattolico, sulla scia della secolarizzazione sociale, il che è certamente un vantaggio nell'attuale grave crisi della Chiesa cattolica», sostiene l'81enne. «La parola 'centro' richiama inoltre emotivamente la moderazione e la via di mezzo, virtù molto importanti in un mondo polarizzato. La fusione fra PPD e PBD ha anche dato alla formazione un nuovo profilo. Nel nuovo nome non c'è nulla del passato: questo rende il partito attraente», aggiunge. «A differenza del vecchio PPD Il Centro sembra conquistare gli elettori più ballerini e i giovani: questo è l'aspetto cruciale, perché gli elettori oscillanti sono in aumento».
Governo? Fotocopia - Malgrado ciò secondo Altermatt nel 2023 l'attuale formula di composizione del Consiglio federale rimarrà invariata, a meno di un grande sconvolgimento alle urne. «Ho l'impressione che l'élite politica abbia attualmente paura delle sperimentazioni. Ma se il PLR dovesse arretrare significativamente rispetto al Centro la prossima volta che un consigliere federale liberale si dimetterà inizierà un nuovo ciclo di dispute». Forse il Centro si ricorderà che la sua consigliera federale Ruth Metzler è stata estromessa dal governo nel 2003 con il sostegno del PLR, osserva l'intervistato.
Sinistra tra luci e ombre - Intanto i Verdi soffrono per il fatto che la questione climatica è diventato qualcosa che fa parte della quotidianità, argomenta lo specialista. Il PS invece, che aveva perso circa 2 punti percentuali nel 2019, avanzerà dello stesso ordine di grandezza. «Potrà beneficiare di questioni economiche come l'inflazione e i premi delle casse malati», conclude.