Sempre più giovani abbandonano l'apprendistato e si moltiplica l'assenteismo per problemi mentali. Lo psicologo spiega cosa sta accadendo.
ZURIGO - Il dato è ormai noto: quasi una persona su quattro tra coloro che hanno iniziato un apprendistato nel 2017, lo ha interrotto prematuramente. Un livello decisamente elevato. Secondo la NZZ, lo stesso vale per le persone che non riescono più a lavorare a causa di una malattia mentale.
Quali sono le ragioni dietro tutte queste assenze e quali effetti hanno sui datori di lavoro? Lo psicologo aziendale Christian Fichter* spiega cosa sta avvenendo.
C'è qualcosa che non va nel mercato del lavoro?
«No, non credo. Al momento, però, i giovani hanno diversi problemi, fra tutti quello del "significato". Soprattutto ora, con le numerose crisi globali. Una volta era più semplice trovare un senso, ma oggi la gente non è più così abituata al fatto di dover superare delle fasi della vita e di dover essere disciplinata. Inoltre, la società è permeata dai problemi: da quello relativo al cambiamento climatico, all'inclusività etc. Questioni, queste, che stanno dividendo la società, portando incertezza non solo tra la generazione Z».
Le aziende non hanno anche la responsabilità del benessere dei propri dipendenti?
«Certo, sono il primo a sottoscriverlo. Ma è chiaro che lavorare non sia tutto rose e fiori. I datori di lavoro dovrebbero però fare uno sforzo per garantire la felicità dei propri dipendenti. Non dobbiamo ricadere nello schema dell'industrializzazione: certo non lavoriamo più 14 ore al giorno accanto a un forno, ma anche la digitalizzazione è molto stressante. E questo stress colpisce i dipendenti in molti modi differenti».
I giovani di oggi hanno un atteggiamento sbagliato nei confronti del mondo del lavoro?
«Non è sbagliato, ma hanno un diverso ordine di valori: la generazione più giovane difende questi valori e fa notare quando rileva qualcosa che ritiene privo di significato».
I datori di lavoro devono diventare più simili a Google e Co. per poter conquistare i giovani?
«Non sono i divani e gli scivoli a rendere attraente un posto di lavoro. Ma la significatività del lavoro, i valori, una buona gestione e la possibilità di dire ciò che si pensa. Se poi c'è anche un bel divano ad angolo ben venga».
*Christian Fichter è uno psicologo sociale e aziendale. È capo della ricerca all'Università di Scienze Applicate di Kalaidos.